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ABSTRACT – Nello scorso mese di maggio, a Pechino, davanti a quasi 30 Capi di Stato e di governo e a più di 1.000 delegati di 130 Paesi, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato un grande progetto che prevede la costruzione della «Nuova via della seta», attraverso ben 65 Paesi. Riprendendo l’idea dell’antica «via» che ha unito Oriente e Occidente dal II secolo a.C. fino al XV d.C., la Cina vuole mettersi alla testa della globalizzazione del futuro. Il progetto – noto anche con l’acronimo «Obor», dalla sua definizione in inglese: One belt, one road – si propone di sviluppare le infrastrutture e, grazie ad esse, le relazioni economiche e commerciali, secondo due percorsi, uno terrestre e uno marittimo. Pechino prevede di investire 1.000 miliardi di euro nel corso di un decennio. Le opere sono già state avviate.
L’iniziativa della «Nuova via della seta» risponde a una chiara visione geopolitica e geoeconomica del presidente Xi Jinping: si propone come un’alternativa alla Transpacific partnership (Ttp) e alla Transatlantic trade and investment partnership (Ttip).
Il progetto mostra luci e ombre, nonché notevoli incertezze. Molti Paesi oscillano tra sentimenti contraddittori: ambiscono agli investimenti cinesi, ma al tempo stesso ne diffidano.
A questo punto è necessario comprendere bene il modello economico che negli ultimi decenni ha portato la Cina al suo clamoroso sviluppo, perché esso è nato da una strategia ben lontana dai precetti tradizionali del libero mercato. L’esperienza della Cina offre infatti la prova inconfutabile del fatto che la globalizzazione può essere una vera e propria manna per le nazioni povere, ma costituisce al tempo stesso l’argomento più forte contro l’ortodossia ultraliberale, che esalta una globalizzazione finanziaria e un’integrazione profonda tramite l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). È stata infatti la capacità della Cina di proteggersi dall’economia globale a rivelarsi decisiva per mettere a frutto i suoi sforzi per costruire una base industriale moderna che, messa alla prova dei mercati mondiali, ha avuto successo.
Quali sono le opportunità e i rischi di questo «nuovo» protagonismo economico cinese? L’interrogativo che sembra rappresentare la minaccia maggiore nel futuro immediato riguarda lo smisurato surplus commerciale della Cina. La lezione della storia è chiara: gli squilibri commerciali sono sempre stati il terreno fertile delle politiche protezionistiche, e oggi stiamo già assistendo a un tale scenario. Con ciò l’attuale globalizzazione viene messa in dubbio a livello non soltanto teorico, ma anche politico.
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THE NEW SILK ROAD. Global ambitions of the Chinese economy
Last May, approximately 30 head of states and governments gathered in Beijing for the Chinese President Xi Jinping’s announcement of the construction of a «New Silk Road», a route that will travel through 65 countries. Recapturing the idea of the ancient «road» which united East and West from the 2nd century BC, to the 15th century, with this project China seeks to be the driving force of future globalization. Here it is necessary to fully appreciate the economic model that has brought about China’s surprising development in recent decades. And it is also necessary to try to frame the opportunities and risks of this «new» Chinese economic protagonism.