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Cultura e società

TERRAFERMA

Virgilio Fantuzzi

15 Ottobre 2011

Quaderno 3872

Terraferma (Italia, 2011).
Regista: EMANUELE CRIALESE.
Interpreti principali: D. Finocchiaro, B. Fiorello, M. Cuticchio, M. Codecasa, F. Pucillo, C. Santamaria, T. Timnit.
Il film Terraferma di Emanuele Crialese, vincitore del premio speciale della giuria al recente festival di Venezia, sarebbe piaciuto senza dubbio a Roberto Rossellini. Anzitutto perché, come in Stromboli, c’è una donna che, sentendosi prigioniera in una piccola isola vulcanica, bruciata dal sole e corrosa dalla salsedine, cerca di fuggire. Secondariamente perché Rossellini, avendo voluto descrivere in Paisà l’avanzata delle truppe angloamericane sul suolo italiano (dal Sud verso Nord) alla fine della seconda guerra mondiale, ha suddiviso l’itinerario in sei tappe con altrettanti episodi, al centro di ciascuno dei quali c’è l’incontro di uno straniero con un nativo.
La guerra, secondo Rossellini, non ha portato soltanto lutti e rovine, ma ha offerto a popoli lontani la possibilità di incontrarsi. A ogni incontro c’è una sorta di reciproca rivelazione tra i due che, in precedenza, ignoravano tutto l’uno dell’altro. Il film di Crialese ci dice che, se è vero che purtroppo la guerra non è ancora finita (sono cambiati soltanto la forma e i metodi di lotta), è anche vero che, pur fra tanti dolori e miserie essa offre ancora all’uomo la possibilità di riconoscere se stesso nell’incontro con chi è diverso da lui.
Il nome dell’isola nella quale si svolge Terraferma non è indicato, ma si sa che il film è stato girato a Linosa, poco più di uno scoglio che, assieme a Lampedusa e alla disabitata Lampione, fa parte delle Pelagie. Un posto separato dal mondo fino a non molto tempo fa, ma oggi invaso dai turisti, almeno due mesi all’anno e soggetto agli sbarchi degli immigranti che, dalle sponde dell’Africa, si avventurano in mare con la speranza di trovare in Europa condizioni di vita meno disagiate.
Una famiglia di pescatori. Il vecchio Ernesto (Mimmo Cuticchio), che ha perso un figlio in mare tre anni prima e vive con la nuora vedova, Giulietta (Donatella Finocchiaro) e il nipote Filippo (Filippo Pucillo) ragazzo orfano. Nino (Beppe Fiorello), un altro figlio di Ernesto, si dà da fare per guadagnare qualche soldo con i turisti. Al centro della struttura narrativa c’è Filippo, pescatore giovane e ingenuo. Terraferma è il racconto della sua formazione. I membri della famiglia rappresentano per lui diverse opzioni di vita. Il nonno Ernesto è un uomo all’antica. Lo zio Nino, al contrario, cerca nuove forme di sopravvivenza. Giulietta vuole mettere assieme un po’ di soldi per emigrare sul continente e trovare un lavoro per sé e per il figlio.
L’orizzonte entro il quale si svolge la vita di Filippo in questo momento critico della sua iniziazione si completa con un gruppo di coetanei isolani, prepotenti e volgari, con i quali non lega. Tre giovani turisti: due ragazzi e una ragazza piuttosto disinibita, Maura (Martina Codecasa), ai quali sua madre ha affittato parte della casa. La situazione si complica con la presenza di una donna etiope, Sara (Timnit T.), che Ernesto ha salvato da un naufragio in base all’antica legge del mare e che tiene nascosta nel garage, per non incappare nei rigori della nuova legge italiana, assieme a un bambino di nove anni e a una femminuccia che ha partorito, con l’aiuto di Giulietta, subito dopo aver messo piede a terra. Sara, che intende raggiungere il marito, immigrato a Torino, è stata violentata dalle guardie mentre si trovava in un campo profughi in Libia.
Succedono altre cose sull’isola. I vecchi pescatori si chiedono se sia giusto soccorrere in mare la gente che sta per affogare o se sia meglio lasciare i naufraghi in balia delle onde per non correre il rischio di farsi sequestrare il peschereccio, come accade a Ernesto, che si scontra in un duro faccia a faccia con la guardia costiera Claudio Santamaria. A nulla vale la protesta degli isolani che scaricano nottetempo sulla caserma delle forze dell’ordine una ingente quantità di pesce fradicio.
Il baricentro del film si sposta, a un certo punto, dai problemi di Filippo ai rapporti tra Giulietta e Sara, due madri che lottano per il futuro dei loro figli. Giulietta vede in Sara un ostacolo alla realizzazione del suo progetto di trasferirsi con Filippo a Trapani. Ma, dopo le schermaglie iniziali, le due donne si riconoscono sorelle nella sventura e nella forza indomita che le spinge a non arrendersi di fronte agli ostacoli che si frappongono sul loro cammino.
Filippo torna protagonista nella parte finale del film, che sembra allontanarsi dalla realtà quotidiana per immergersi in una dimensione onirica, adatta a illustrare le difficoltà e le contraddizioni tra le quali si dibatte la coscienza del giovane. Paura degli immigrati che assaltano la barca con la quale si è allontanato di notte in compagnia di Maura. Immersione subacquea alla ricerca di quanto rimane dei naufraghi che ha visto sparire in mare.
Alla fine tutto si risolve in una fuga liberatoria. Fallito il tentativo di Ernesto e Giulietta che vorrebbero trasportare di nascosto Sara e i suoi figlioli sulla terraferma, Filippo prende l’iniziativa e fugge lui stesso con la famiglia etiope sul peschereccio del nonno. Vista dall’alto, l’imbarcazione che solca i flutti assomiglia a un uccello che apre le ali nel cielo lasciandosi trasportare dal vento.

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TERRAFERMA

Virgilio Fantuzzi

Già scrittore de "La Civiltà Cattolica" (1937 - 2019).


15 Ottobre 2011

Quaderno 3872

  • pag. 211
  • Anno 2011
  • Volume IV

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