|
ABSTRACT – Le nuvole, sospinte dal vento, passano tra le rocce taglienti come lame di coltello. Nella colonna sonora si ode la voce di un uomo anziano che recita, in lingua sarda, alcuni versetti del profeta Isaia. «Lui non aveva aspetto, né bellezza da incantare. Non aveva niente. Sembrava castigato da Dio. L’hanno eliminato dal mondo per la cattiveria della nostra stessa gente. Con una sentenza falsa. Lo hanno ammazzato assieme ai malfattori». È la voce di Giuseppe d’Arimatea, che conclude: «Dio ha voluto così». Inizia in questo modo il film Su Re (Il Re), una Passione di Cristo trasferita dalla Palestina del I secolo in una Sardegna fuori del tempo, e realizzato da Giovanni Columbu nel 2012 con attori non professionisti in lingua sarda.
Pur essendo originale, il film assomiglia alla ripresa documentaristica di una sacra rappresentazione popolare, come quelle che si facevano una volta in occasione della Settimana Santa. Un rito di espiazione al quale partecipa l’intera comunità, che domanda perdono per i peccati personali e collettivi. Chi ha fatto uccidere Gesù ha complottato per eliminarlo, corrotto coloro che li potevano aiutare nel loro intento scellerato, messo in piedi un processo farsa con testimoni vistosamente manipolati. È un modo di procedere che denota un vero e proprio stile di vita. Un modo di pensare e di agire che non riguarda soltanto coloro che volevano eliminare Gesù, ma si protrae lungo i secoli, fino ai nostri giorni, da parte di coloro che si oppongono alla verità. Lo stesso Columbu spiega: «Nel mio film responsabili della morte di Gesù non sono gli ebrei, ma, anche se la cosa può apparire paradossale, sono proprio i… barbaricini, nel senso che, di fronte a un caso di questo genere, ognuno è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità».
Questa interpretazione è avallata dal confronto con il precedente film di Columbu, Arcipelaghi, ambientato anch’esso in Sardegna, che trae spunto dall’uccisione di un ragazzino innocente: un delitto attorno al quale s’intrecciano molteplici responsabilità. Il film, intriso di un profondo senso di colpa, descrive con esattezza il contesto culturale e sociologico dal quale nasce l’esigenza di realizzare, o anche soltanto d’immaginare, la sacra rappresentazione popolare della Passione, intesa come rito collettivo di espiazione, all’interno del quale ciascuno, per interposta persona (cioè mediante il personaggio «storico» di cui assume il ruolo: da Gesù ai comprimari fino all’ultima comparsa), porta il peso della propria responsabilità nell’uccisione dell’innocente.
*******
«SU RE». A Passion in Sardinian language
Directed by Giovanni Columbu with a cast of non-professional actors, and the dialogue in Sardìdinian, the film Su Re (The King) is a Passion of Christ transferred from the Palestine of the first century to a Sardinia beyond time. Although original, the film resembles the documentary revival of a sacred popular representation, such as those which once took place on the occasion of the Holy Week. An atonement ritual in which the whole community participated, while asking for forgiveness for personal and collective sins. This interpretation is supported by the comparison with the previous film by Columbu, Arcipelaghi, also set in Sardinia, which is inspired by the killing of an innocent boy: a crime around which multiple responsibilities are interwoven.