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ABSTRACT – L’Italia è il Paese europeo in cui si vive più a lungo – la popolazione con più di 80 anni è aumentata di 1,1 milioni in questi ultimi 10 anni – ed è, insieme al Giappone, il Paese più anziano del mondo. Eppure il tema della vecchiaia, e in particolare quello della sua qualità e dignità, rimane tra quelli più taciuti dall’agenda politica. La domanda sociale richiede che si prenda in carico non il «quanto» vivere, ma il «come» vivere la longevità.
In particolare, la cura dei 2,5 milioni di anziani non autosufficienti richiede di passare dalla gestione dell’emergenza a progetti sostenibili di lungo periodo. Perché c’è un allarme drammatico legato alla questione già delicata della cura degli anziani non autosufficienti: circa 561.000 famiglie italiane, registra il Censis, per far fronte alle cure dei propri cari hanno dovuto dare fondo ai propri risparmi, vendere la propria abitazione o contrarre debiti.
Gli anziani non autosufficienti sono infatti curati a domicilio, oppure in residenze pubbliche o private che ospitano però (solo) 278.000 anziani. Fino a una decina di anni fa, il sistema sanitario era all’avanguardia. Poi, dopo la crisi finanziaria, sono stati fatti ingenti tagli di spesa che hanno considerato gli anziani non autosufficienti un costo eccessivo. Ci sono soluzioni alternative all’assistenza domiciliare e alla residenzialità, per garantire l’effettività del diritto alla salute?
La via da percorrere ha una direzione unica: creare rete nel territorio tra pubblico, privato sociale, privato convenzionato, imprese sociali del terzo settore, volontariato competente. Molte esperienze campione, sparse a macchia di leopardo, potrebbero aprire strade nuove. La dimensione politica del tema infatti riguarda l’intera società, non solo la classe politica, inclusa la Chiesa: anche la pastorale degli anziani delle diocesi e delle parrocchie ha la possibilità di essere ripensata. Le domande che sorgono sono molte: il Parlamento sarà in grado di riformare il Servizio sanitario nazionale, pensandolo per una popolazione anziana? Sarà capace di trasformare in servizi la spesa per i trasferimenti? Sarà possibile promuovere l’occupazione di welfare, cancellare le norme che incentivano le prestazioni assistenziali e valorizzare le pratiche virtuose che generano valore economico? Sarà finalmente possibile investire nello housing sociale? Con quali criteri bilanciare i fondi destinati agli anziani con quelli da investire sui giovani? E i sindacati, che cosa stanno promuovendo di concreto e di possibile per gli anziani?
Per questo sentiamo l’urgenza di proporre l’istituzione degli Stati generali dell’invecchiamento, per riunire i principali attori sul tema ed elaborare una riforma organica.
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THE ELDERLY AND THE SOCIAL POLICIES
Italy is the European country where people live the longest: the percentage of the population over 80 has increased by 1.1 million over the past 10 years; yet the theme of old age remains the remit of those most silent on the political agenda. The most authoritative studies believe that the secrets of longevity are linked to the type of diet, physical activity, family context, quality of social relationships and spiritual life. Instead, the care of the 2.5 million non self-sufficient elderly people requires moving from emergency management to long-term sustainable projects. For this reason, we sense the urgency of proposing for the establishment of the “General States of Aging”, to bring the main actors on the topic together and to elaborate an organic reform.