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ABSTRACT – Il prossimo Sinodo sui giovani ha come tema centrale il discernimento vocazionale. Quando si usa la parola «vocazione», la prima cosa che di solito viene in mente è la vocazione alla «vita consacrata». Ma la chiamata di Dio – «vocazione universale alla gioia dell’amore» – è più ampia. Per poter ascoltare questa chiamata e scegliere il tipo di servizio in cui si concretizza l’amore è necessario crescere nella pratica del discernimento spirituale.
Si possono individuare tre semplici passi da fare, per aprire la mente ai movimenti del cuore e ai segni dei tempi e liberarla dalle gabbie intellettuali. Affinché si tratti di un «discernimento evangelico» e non una scelta tra idee astratte che poi vengono applicate in modo legalistico.
- Un passo verso il basso. Il primo passo di un discernimento viene «dall’alto»: dall’ispirazione dello Spirito che irrompe nella nostra vita. E la risposta è fare un «passo verso il basso», riconoscendo la grazia e umiliandosi interiormente. Se manca questo passo di solito sono la vanità e la pretesa di addomesticare la grazia che si rafforzano.
- Un passo verso l’esterno. Insieme all’ispirazione, emergono idee, tentativi di concettualizzare ciò che lo Spirito richiede. Il passo concreto affinché queste formulazioni non si assolutizzino, bloccando la dinamica dell’ispirazione, è un «passo verso l’esterno»: uscire in missione, offrire un servizio concreto.
- Un passo indietro. Il terzo passo del discernimento è un «passo indietro», in due sensi: nel senso che abbraccia i due momenti precedenti e non permette che vengano separate l’umiltà interiore e l’uscita missionaria verso un servizio concreto; e nel senso che, prima di mettere in atto ciò su cui si è fatto discernimento, occorre attendere una triplice conferma: quella della consolazione dello Spirito, che è interiore; quella della Chiesa gerarchica, che è giuridica; e quella del popolo fedele, che si esprime con la gioia, l’affetto e la collaborazione nella missione.
Il «luogo teologico» dei 3 passi. Nella logica e nel dinamismo dell’Incarnazione, i passi che abbiamo considerato non sono solo passi mentali: sono passi che hanno bisogno di un ambito concreto in cui camminare, cioè di un «luogo teologico». Questo «luogo teologico» sono i popoli verso i quali il Signore ci manda in missione. Francesco, nell’Evangelii gaudium, ne dà questa formulazione: «La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita o un ornamento che posso togliere […]. Io sono una missione […]. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, […] smetterà di essere popolo» (EG 273). Il popolo fedele ci insegna che la volontà di Dio si rivela strada facendo. Discernere è concretizzare, e non si concretizza sulla carta, ma nella vita.
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«I AM A MISSION»: TOWARDS THE SYNOD OF YOUNG PEOPLE
The central theme of the next Synod on Young People is vocational discernment. When one hears the word «vocation», the first thing that usually comes to mind is the vocation to «consecrated life». But, the call of God is broader: it is also the humble and continuous «universal vocation to the joy of love» that the Father addresses to everyone, every time He seeks to invite us to work in his vineyard. To be able to hear this calling and choose the kind of service in which love is realized, it is necessary to grow in the practice of spiritual discernment. The article develops the steps of discernment and its «theological place», which is the heart of the culture of every people.