La riforma postconciliare ha inserito la celebrazione liturgica di san Giorgio tra le memorie facoltative, riconoscendo tuttavia il fondamento storico del suo martirio a Lydda verso il 303. È seguita la protesta, sia di quanti hanno scelto san Giorgio come patrono, sia, per motivi opposti, di quanti contestano l’uccisione del drago da parte del santo. Per fare chiarezza sulla questione, l’articolo distingue la corrente liturgica (cioè il culto attestato fin dall’antichità sulla tomba del santo) e la corrente letteraria (le leggende sulla sua figura come simbolo della lotta contro le forze del male). L’Autore è professore emerito del Pontificio Istituto Orientale (Roma).
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SAN GIORGIO SENZA DRAGO

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