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Chiesa e spiritualità

Mosè, Maria e Aronne: profeti e fratelli

Vincenzo Anselmo

3 Febbraio 2024

Quaderno 4167

Miriam e Aronne protestano con Mosè (incisione, da "The Bible and Its Story Taught by One Thousand Picture Lessons, vol. 2", 1908).

Il personaggio di Mosè è l’indiscusso protagonista della grande epopea del popolo ebraico che viene liberato dalla schiavitù d’Egitto ed è da lui condotto fino alle soglie della terra che il Signore ha promesso di donare a Israele. Per la tradizione ebraica, Mosè ha scritto la Torah[1], è il mediatore-ponte tra il Signore e il suo popolo, l’intercessore vicino a Dio come nessun altro. Dopo il Signore Dio, è lui il personaggio principale dei libri di Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.

Al termine della Torah la figura di Mosè viene salutata in questi termini: «Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che conosce il Signore faccia a faccia» (Dt 34,10). Mosè è il profeta – in ebraico nāḇî –, cioè colui che è chiamato, ma anche colui che chiama, proclama, annuncia o invoca[2], e pertanto si trova in una relazione privilegiata con il Signore. Nello svolgimento di questo compito, però, egli non è solo, ma è accompagnato da altri collaboratori, che la Bibbia definisce, come lui, «profeti». Il profeta Michea li enumera e li mette uno accanto all’altro come inviati del Signore: «Poiché ti ho fatto salire dal paese d’Egitto, ti ho riscattato dalla casa di schiavitù, ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria» (Mi 6,4).

Sia Aronne sia Maria sono definiti rispettivamente «profeta» (Es 7,1) e «profetessa» (Es 15,20) al pari di Mosè, di cui sono anche fratelli. In che modo Mosè, Maria e Aronne interagiranno tra loro in quanto profeti e fratelli al tempo stesso? Ci sarà spazio anche per altri profeti in Israele?

Maria, il canto della profetessa

La sorella di Mosè viene menzionata già in Es 2. Non le viene dato un nome, ma la tradizione ebraica la identifica con Maria di cui si parla in Es 15,20. È lei ad accompagnare con lo sguardo il piccolo Mosè mentre viene trasportato dalle acque su una piccola arca di papiro[3] (cfr Es 2,3). Lo sorveglia e lo custodisce nel tragitto fino alla figlia del faraone, la quale, alla vista di un bambino che piange, si intenerisce nonostante si tratti di un bimbo ebreo che suo padre aveva comandato di eliminare. A questo punto la sorella di Mosè interviene e assume un ruolo fondamentale, perché suggerisce alla figlia del faraone una strategia che metta in salvo il bambino: «Poi disse sua sorella alla figlia del faraone: “Devo andare a chiamare per

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Mosè, Maria e Aronne: profeti e fratelli

Vincenzo Anselmo

Professore di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, a Napoli.


3 Febbraio 2024

Quaderno 4167

  • pag. 236 - 245
  • Anno 2024

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Antico testamento Bibbia Fratellanza Profezia

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