Io sono favorevole alla scuola postdigitale. Questo termine non ha il significato di un ritorno alla scuola predigitale, allo stesso modo che «postmoderno» non significa un ritorno al «premoderno». Piuttosto, la scuola postdigitale significa che nell’epoca digitale l’interazione analogica nelle scuole è diventata ancora più importante che in passato. «In futuro, le scuole, gli istituti di formazione e le università dovranno promuovere più fortemente l’insegnamento analogico con l’obbligo di presenza e gli esami orali», perché, «per una persona, il garante più significativo della realtà è un’altra persona analogica, che posso guardare negli occhi mentre mi parla»[1].
Il rapporto analogico diventa sempre più importante nella misura in cui i media digitali plasmano in modo irreversibile sempre più ambiti della nostra vita. Quanto più i media digitali plasmano i processi di apprendimento, tanto più acquista importanza l’incontro analogico reciproco, che ha luogo nella scuola, tra insegnanti e allievi, ma anche tra bambini e giovani, come ha mostrato la chiusura degli asili e delle scuole durante il Covid-19. Che le cose siano così deriva dal fatto semplice, ma cruciale, che un apprendimento riuscito dipende solo in minima parte dal metodo di apprendimento o di insegnamento scelto o dagli strumenti di qualsiasi tipo, ma molto di più dalla qualità del rapporto tra insegnanti e allievi. E questo presuppone una presenza analogica.
Nella scuola postdigitale, la digitalizzazione stessa diventa oggetto del discorso condotto in modo analogico. Viene posta con una nuova attualità una serie di grandi domande che riguardano i bambini e i giovani, a seconda dell’età. Il corpo è una macchina? La coscienza e l’intelligenza sono la stessa cosa? È auspicabile l’immortalità fisica? La capacità etica di giudizio è programmabile? Che differenza c’è tra esprimere un’opinione e fare un’argomentazione? Che significato ha per la democrazia la perdita di uno spazio pubblico comune in internet? E così via. Di fronte alle possibilità di abusi nei social media e in internet, si accumulano nuovi compiti di intervento e prevenzione, e questo in una dimensione nuova, inedita. Questi sviluppi pongono la professione di insegnante di fronte a un nuovo genere di sfide esistenziali.
La strumentazione digitale della scuola cambia anche il profilo della professione di insegnante. Quanto più la tecnica digitale viene utilizzata nella scuola ed è destinata a sostenere l’insegnamento, tanto più un insegnamento riuscito dipende da un buon funzionamento della tecnica. Le questioni tecniche assorbono tempo ed energie del corpo docente, a scapito dell’azione di insegnamento
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