Ormai da parecchio tempo le cronache italiane sono tristemente colme di delitti orribili, perpetrati in particolare contro donne, da mariti, compagni, fidanzati: stalking, violenze domestiche o sessuali, lesioni gravi o gravissime, perfino omicidi, anzi, «femminicidi», secondo un’espressione di recente conio, divenuta ormai di uso corrente. Il fenomeno riguarda donne di tutte le età e condizioni sociali, tanto da sembrare endemico nella nostra società, e questo induce molti a riflettere e a interrogarsi su qualcosa che sembra tracimare il semplice dato criminale, per condurre a una più profonda analisi sociale e antropologica sul nostro comune sentire.
In principio fu la Madre
Nel suo saggio Chi ha cucinato l’ultima cena? Storia femminile del mondo, come del resto nelle altre sue opere, Rosalind Miles riprende la tesi suggerita da Marilyn French, suffragata da molte testimonianze di storia comparata delle civiltà e delle religioni, per le quali all’inizio la società umana sarebbe stata costituita da un matriarcato, nel quale le donne avevano accesso al potere, in tutte le sue forme, con l’indipendenza e la libertà che questo comporta, nei vari aspetti della vita associata[1]. Solo successivamente questo sarebbe stato scalzato dall’invidia maschile, che con la propria ascesa avrebbe privato le donne dei ruoli guida tipici di quelle società protostoriche e instaurato il predominio maschile, tuttora dominante. Così l’aforisma «In principio fu la Madre», tratto appunto dalle opere di French, riscrive volutamente il notissimo «In principio era il Verbo» del Prologo del Vangelo di Giovanni, che a sua volta ricalca il primo versetto della Genesi: «In principio Dio creò il cielo e la terra», in implicita – ma non troppo – polemica con la tradizione cristiana. Per queste autrici, infatti, si tratta di riscrivere la storia, deformata dal predominio maschile e segnata appunto dalla violenza di genere, alla quale per troppo tempo le donne hanno soggiaciuto.
In realtà, le narrazioni del principio, presenti in tutte le civiltà, sono sempre molto interessanti, non tanto perché rivelano quanto accadde all’inizio, in un passato prima di ogni tempo e non facilmente determinabile, ma perché proiettano all’indietro, appunto fin dal principio o inizio dei tempi, quella che pare essere la storia di tutti i tempi, implicita e compresa in quell’archē che virtualmente rinchiude ogni suo sviluppo. Quel «in principio» diventa un «per principio»: è sempre stato così, ed è sempre così, come un orizzonte insuperabile. Porre infatti la lotta tra uomo e donna all’inizio, cambiando solamente chi domina, significa affermare
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