Il 16 novembre 2023 gli abitanti del Madagascar si sono recati alle urne per votare il loro presidente. Il Madagascar, una delle isole più grandi del mondo[1], situata nell’Oceano Indiano al largo delle coste dell’Africa australe, ha una superficie di 591.896 kmq. La sua popolazione è stata stimata in 29,61 milioni nel 2022. Il 50 per cento di essa ha meno di 20 anni; le donne ne rappresentano il 50,6 per cento.
Il 78 per cento della popolazione vive in aree rurali e il 22 per cento in aree urbane. Il malgascio e il francese sono le due lingue ufficiali del Paese. Il primo è insegnato come lingua nazionale nelle scuole primarie; il secondo è parlato da una percentuale della popolazione che va dal 20 al 26,5 per cento. Bisogna anche notare che esiste un’ampia varietà di lingue vernacolari locali, come il Betsimisaraka, il Merina e il Sakalava.
Dal punto di vista socioeconomico, il Madagascar è classificato al 164° posto su 189 dall’Indice di sviluppo umano. Nel 2020, ha registrato una crescita negativa (da un tasso inizialmente previsto di +5,2 a -4,2 per cento), che ha inciso sul tasso di povertà (1,9 dollari al giorno)[2]. Il Madagascar deve in effetti affrontare una scarsa crescita economica e una povertà persistente. Quasi la metà della popolazione non ha accesso all’acqua.
Nel 2022, il Paese aveva uno dei tassi di povertà più alti al mondo, raggiungendo il 75 per cento a livello nazionale[3]. Questa situazione è in gran parte dovuta alle debolezze della governance, senza dimenticare lo sviluppo inadeguato del capitale umano e fisico. La povertà è provocata anche dalla lentezza della trasformazione strutturale. Nonostante le sue ricchezze naturali, il Madagascar ha conosciuto il più grande impoverimento al mondo dal 1960.
Tra il 1960 e il 2020, il reddito pro capite del Paese è diminuito del 45 per cento. Gli esperti sostengono che gli scarsi progressi registrati durante i periodi di relativa stabilità vengono quasi sistematicamente cancellati dalle crisi successive, aggiungendo che la mancanza di trasparenza al centro del potere e la governance da parte delle élite contribuiscono notevolmente a tale situazione.
Più della metà dell’economia del Paese è informale e fuori controllo. Inoltre, il settore privato è troppo piccolo e poco competitivo, caratterizzato da bassi livelli di investimento. Oltre il 90 per cento della popolazione in età lavorativa è ancora impegnato nell’agricoltura di sussistenza e nei servizi informali. Per non parlare
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