Abbiamo ricordato Luca Signorelli nel quinto centenario della scomparsa: un artista spesso ritenuto l’ultimo del Quattrocento, mentre oggi lo si considera il primo grande pittore del Rinascimento[1]. Già al tempo del Vasari era considerato il maestro ispiratore di Michelangelo, soprattutto per ciò che riguarda la raffigurazione degli «ignudi», per quel potente senso della corporeità[2].
Il capolavoro di Signorelli, Il Giudizio universale, nella Cappella Nova o di san Brizio del Duomo di Orvieto, ha lasciato un segno anche nella genesi della psicanalisi: gli affreschi ispirarono un visitatore d’eccezione, Sigmund Freud. Com’è noto, il futuro padre della scienza psicanalitica si è interessato a diversi pittori, e pur definendosi non «un conoscitore dell’arte ma un laico»[3], ne parla nella sua corrispondenza, rievocando le emozioni che lo hanno colpito nell’ammirazione delle loro opere. Dalla sua penna apprendiamo che uno dei principali pittori che hanno avuto un ruolo non marginale nella nascita della psicanalisi è appunto Luca Signorelli[4].
Gli affreschi della Cappella di san Brizio del Duomo di Orvieto
Nell’estate del 1897 Freud, che era solito recarsi in Italia per le ferie, andò in Toscana, perché era stata inaugurata da poco la linea ferroviaria Roma-Firenze, che permetteva di visitare molte
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