Sebbene il nostro Pianeta si chiami «Terra», tre quarti della sua superficie sono fatti di acqua. In prevalenza essa è salata, per quasi il 98 per cento è costituita da mari e oceani. Solo il 2,4 per cento è acqua dolce, presente nei ghiacciai, nei fiumi, nel sottosuolo e nell’atmosfera. Di questa, soltanto lo 0,025 per cento è acqua potabile facilmente accessibile. Questa percentuale, già esigua, si sta ulteriormente riducendo, come sottolinea l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo)[1]. Recentemente, fiumi come il Niger, il Volta, il Nilo e il Po hanno mostrato una portata inferiore al solito. L’abbassamento del livello dei corsi d’acqua, di fatto, sta diventando sempre più frequente nell’intero Pianeta e, secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista Science, questo si può spiegare solo se si considerano gli effetti del cambiamento climatico: «L’influsso umano sul clima ha influenzato l’entità delle portate fluviali basse, medie e alte su scala globale»[2].
Gli impatti dei cambiamenti climatici si fanno spesso notare attraverso l’acqua, perché accrescono la variabilità del ciclo idrologico, provocano eventi estremi e riducono le previsioni riguardanti la disponibilità dell’acqua, influenzandone la qualità. A sua volta, tutta questa serie di conseguenze minaccia lo sviluppo sostenibile, la biodiversità e il
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