Maria Angela De Giorgi è una missionaria saveriana italiana che vive da 39 anni in Giappone. Ha accettato di rispondere alle domande de La Civiltà Cattolica, svelandoci una realtà che affascina l’Occidente, benché sia, al tempo stesso, sconosciuta e misteriosa. Condividendo le proprie esperienze e riflessioni, De Giorgi ci introduce, con conoscenza e sensibilità, alla società giapponese, parlandoci delle tensioni che si possono riscontrare tra modernità e tradizione, tra grande sviluppo tecnologico e sensibilità alla bellezza e alla natura, in un’epoca di profondo cambiamento. Particolare attenzione viene data alla situazione religiosa in Giappone, un Paese caratterizzato da una «religiosità originaria», in cui divino e umano sono un continuum, come una linfa vitale, inaridita però dalla crescente industrializzazione, tecnologizzazione e urbanizzazione, che favoriscono la secolarizzazione e l’allontanamento dalla religione. Emerge come la cultura giapponese percepisca «il “religioso” soprattutto come fatto estetico, intuitivo, emotivo» e non tanto come «una decisione personale che implichi adesione a verità determinate o che comporti un impegno etico preciso». In questo contesto, la Chiesa cattolica – chiaramente minoritaria – ha una presenza educativa e sociale significativa e svolge la propria missione fra testimonianza e dialogo.
Siamo grati alla dott.ssa De Giorgi per la disponibilità subito manifestata e condividiamo volentieri con i lettori la nostra arricchente e stimolante conversazione.
Dott.ssa De Giorgi, innanzitutto tante grazie per avere accettato di «raccontarsi» a «La Civiltà Cattolica». Dopo gli studi universitari a Milano, è entrata nella Congregazione delle Missionarie di Maria-Saveriane e, da molti anni, vive in Giappone. Può raccontarci brevemente il suo percorso di vita? Da dove viene e dove va?
Più gli anni passano, più mi rendo conto che il mio percorso di vita è stato un «dono» costante della Provvidenza, che mi ha guidato lungo sentieri imprevisti e singolari. Ho ricevuto la prima formazione cristiana negli oratori, allora molto attivi, della diocesi di Milano, dove sono nata e cresciuta. Da adolescente entrai a far parte di un gruppo giovanile guidato dai Missionari Comboniani presenti nella zona. La prospettiva di servire la missione mi affascinava e sognavo di andare in Africa, come laica.
Terminata la scuola superiore, mi iscrissi all’Università Cattolica di Milano. La mia grande passione era l’archeologia, ma, pensando alla missione, optai per antropologia culturale e nel 1972 mi recai in Congo – allora Zaire – per fare ricerche sul campo in vista della mia tesi. Nel frattempo avevo «per caso» conosciuto le Missionarie di Maria-Saveriane di Parma, Congregazione esclusivamente missionaria,
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