«Classico» è un libro inscritto in una data tradizione, al quale essa fa riferimento per esprimere le proprie radici e il proprio spirito. Nel corso della storia, alcuni «classici» ampliano la loro portata e la loro risonanza: vengono tradotti più e più volte; acquistano una popolarità, un’attrattiva che li fa diventare a poco a poco «classici mondiali». Le diverse interpretazioni che essi ricevono attestano che le nostre letture sono «partecipazione a un senso comune»[1]: i classici «locali» diventano «mondiali» nel processo attraverso il quale vengono letti in una varietà di contesti, e di conseguenza si accresce anche il loro significato.
Indubbiamente il modo in cui le «opere classiche» sono state inscritte in un canone, sia esso nazionale o mondiale, non è esente da critiche. Nelle liste di lettura offerte dalle istituzioni educative prevalgono ancora largamente, su scala mondiale, i libri scritti da autori maschi e bianchi, anche se la situazione è in rapido cambiamento. Tuttavia, molti degli autori così «canonizzati» sono stati testimoni di ambienti e voci che trascendevano la loro condizione e i loro sentimenti. E la sfida che dobbiamo affrontare non è certamente quella di sfoltire e censurare l’attuale «canone mondiale» (se mai esiste), ma piuttosto di ampliarlo e diversificarlo.
Tra le opere che rientrerebbero nell’ipotetica rosa dei «classici mondiali», il Daodejing occupa un posto speciale[2]. Sebbene non si possa giungere ad alcuna conclusione sull’identità del suo autore (o autori), questo brevissimo trattato (circa 5.000 caratteri cinesi) ha una tonalità decisamente femminile: i riferimenti alla «madre» sono frequenti, mentre il termine «padre» ricorre una sola volta (e comunque per parlare del «padre della dottrina»); le immagini femminili si applicano anche alla tessitura, operazione vicina a quella compiuta nel grembo materno; e molto attenta e dettagliata è la descrizione del bambino e della sua interazione con la madre.
Questi indizi non sono le uniche ragioni che danno al Daodejing una particolare rilevanza nel mondo di oggi, ma mostrano già che la sua posizione preminente nel novero dei classici mondiali non dovrebbe nascondere il suo carattere paradossale e persino sovversivo.
Una scrittura enigmatica
L’identità dell’autore del testo – Laozi, «Il Vecchio Bambino» o «il Vecchio Maestro» – resta avvolta nel mistero. In effetti, i ritrovamenti archeologici hanno dimostrato due cose: 1) che alcuni frammenti del Laozi erano popolarissimi e molto diffusi almeno dal IV secolo a.C.; 2) che la revisione dello scritto, pur assai progressiva, è avvenuta all’interno di una sorprendente
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