Il Patto europeo sulla migrazione e l’asilo (da ora in avanti «il Patto») è stato adottato formalmente dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Ue, rispettivamente, nell’aprile e nel maggio 2024. Il pacchetto comprendente 10 testi legislativi è il risultato di oltre tre anni di negoziati istituzionali, perché riforma e sostituisce i diversi strumenti inclusi nel cosiddetto «Sistema europeo comune di asilo». L’intento dichiarato del Patto, presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020, era di fornire «un approccio globale, che contempla le politiche nei settori della migrazione, dell’asilo, dell’integrazione e della gestione delle frontiere, riconoscendo che l’efficacia complessiva dipende dai progressi compiuti su tutti i fronti». Il Patto mirava inoltre a creare «processi migratori più rapidi e fluidi e una governance più forte delle politiche in materia di migrazione e frontiere, sostenuta da sistemi informatici moderni e da agenzie più efficaci». S’impegnava inoltre a «ridurre le rotte non sicure e irregolari, a promuovere percorsi legali sostenibili e sicuri per coloro che necessitano di protezione» e a rispecchiare «il fatto che la maggior parte dei migranti arriva nell’Ue attraverso canali legali, che dovrebbero combaciare meglio con le esigenze del mercato del lavoro dell’Ue». Infine, il Patto voleva essere anche «un nuovo inizio» e ricostruire la fiducia fra Stati membri e cittadini europei, dopo anni di trattative inconcludenti sulle questioni migratorie e in un contesto di evidente riluttanza o incapacità degli Stati membri ad attuare la legislazione esistente[1].
Le origini del Patto
Le radici del Patto e la logica su cui esso si basa risalgono al 2015-16. All’epoca, l’Ue si trovò a fronteggiare un aumento relativamente forte e improvviso degli arrivi di migranti in cerca di protezione internazionale alle sue frontiere esterne, in particolare in Italia, in Grecia e lungo la cosiddetta «rotta balcanica». Questa situazione mise in luce e aggravò i difetti di un «Sistema europeo comune di asilo» che non era mai stato pienamente attuato. I già deboli sistemi di accoglienza di Paesi come Italia e Grecia furono messi ulteriormente sotto pressione. Molti individui che vi erano giunti si trasferirono, per raggiungere i Paesi del Nord Europa. Questi Stati membri – per esempio, Germania, Francia e Regno Unito – avevano tradizionalmente accolto molte persone in cerca di protezione, ma, quando i numeri si sono notevolmente accresciuti, hanno iniziato a denunciare il fatto che gli Stati membri di primo ingresso lasciavano allontanare i richiedenti asilo, spesso senza prenderne le impronte digitali, nonostante
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