«La fotografia è verità, e il cinema è verità 24 volte al secondo», diceva Jean-Luc Godard (1930-2022), uno dei maggiori interpreti del cinema mondiale. La ricerca della verità – nella pluralità di approcci e stili – è connaturale al mezzo cinematografico. È in questa prospettiva che può essere letto il ruolo di una realtà presente nei principali Festival di cinema internazionale, per lo più sconosciuta al grande pubblico: la giuria ecumenica.
Essa premia le opere per la loro qualità artistica e per la capacità di «rendere visibile» la dimensione spirituale dell’esistenza che rende ogni vita «autenticamente vera». Recentemente, un avvenimento particolare ha permesso di valorizzarne ulteriormente l’attività: la celebrazione dei suoi primi 50 anni al Festival di Cannes. Numerosi eventi e interviste hanno messo in risalto questa storica ricorrenza nella cornice della 77a edizione del Festival francese (14-25 maggio 2024).
Era il 1974 quando la prima giuria ecumenica fu invitata, con il consenso di Robert Favre Le Bret, allora presidente del Festival di Cannes, ad assegnare un premio a uno dei film in concorso nella selezione ufficiale. Cinquant’anni dopo, la lunga e importante lista dei film vincitori è un riflesso attuale di preoccupazioni, speranze, tristezze e angosce degli uomini dell’ultimo mezzo secolo.
Uno sguardo sul mondo
La giuria è coordinata da due organizzazioni internazionali – una cattolica e una protestante –, con uno sguardo particolare sul cinema: Interfilm (International Interchurch Film Organisation) e Signis (World Catholic Association for Communication). Entrambe oggi collaborano al coordinamento di giurie ecumeniche in numerosi Festival del cinema, come Locarno (dal 1973), Cannes (1974), Montréal (1979), Lipsia (1990), Berlino (1992), Karlovy Vary (1994), Mannheim-Heidelberg (1995), Friburgo (1998), Kiev (1999), Cottbus (1999), Zlín (2000), Oberhausen (2000), Yerevan (2007), Varsavia (2010) e Saarbrücken (2015).
I membri della giuria – di diverse culture e Paesi europei – possono essere giornalisti cinematografici, critici, teologi, persone consacrate, ricercatori o insegnanti. Di solito provenienti dalle Chiese cattolica, protestante o ortodossa, essi sono aperti al dialogo interculturale, ecumenico e interreligioso. I membri, completamente indipendenti, durante il Festival si incontrano per analizzare e commentare i film, con l’obiettivo di scegliere un vincitore.
Tuttavia la giuria ecumenica, rispetto alle altre giurie del Festival, presenta una prospettiva particolare sulla valutazione dei film in concorso: assegna i suoi premi ai registi che mostrano uno spiccato talento artistico-creativo e sono capaci di tratteggiare l’essere umano ed esperienze di vita in armonia con il Vangelo. Premia le opere di alta qualità cinematografica, che testimoniano la
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