
Un tema sempre attuale
L’odio è un tema costantemente al centro dell’attenzione della vita umana, sia individuale sia collettiva. Anche nelle società apparentemente evolute e civilizzate del XXI secolo un tale sentimento, oltre ad avere una notevole diffusione, gode di un grande interesse e attenzione nella vita ordinaria, dallo sport ai luoghi di ritrovo, alle appartenenze sociali, alla politica internazionale, come pure a livello domestico, dove esso si manifesta in maniera tanto silenziosa quanto tragica. Secondo i dati forniti dall’Eures (European Commission), nel 2013, in Italia sono state uccise 179 donne, con un aumento del 14% rispetto alle vittime del 2012 (157): in pratica, un omicidio ogni due giorni. Come l’amore, l’odio conosce sfumature e gradi differenti: può essere fastidio, contrarietà, avversione, insofferenza, fino a manifestare tutta la sua potenziale distruttività. Può inoltre caratterizzare gruppi, famiglie e clan, uniti dall’avversione verso qualcosa o qualcuno, e a ciò possono aggiungersi motivazioni culturali, razziali, religiose, nazionali, storiche.
Per questo è di notevole importanza studiare e conoscere maggiormente le dinamiche legate a questo sentimento, in modo da individuarne le possibili radici e le modalità per contenerne la portata distruttiva.
Che cosa significa odiare?
L’Enciclopedia Treccani definisce l’odio «un sentimento di forte e persistente avversione, per cui si desidera il male o la rovina altrui; più genericamente, sentimento di profonda ostilità e antipatia»[1]. La potenza rilevante di questo sentimento è dovuta al fatto che non si ha a che fare con una emozione primaria, ma piuttosto con una miscela variegata di sentimenti e atteggiamenti, frutto della personalità, della storia e delle relazioni significative del soggetto.
Si possono rilevare alcune caratteristiche peculiari dell’odio: la negazione dell’intimità, la passione, il coinvolgimento e la potenza della decisione[2]. A seconda della prevalenza e delle possibili combinazioni o compresenze di questi aspetti, ne conseguono differenti manifestazioni.
L’odio può essere freddo, programmato nella sua attuazione, come avviene ad esempio nella modalità persecutoria degli stalker, negli atti di terrorismo meticolosamente pianificati, nelle vendette consumate lentamente a distanza di anni; oppure può essere espresso in maniera emotiva, immediata, specie se unito all’ira, con cui presenta rassomiglianze e differenze, pur sapendo che, trattandosi di sentimenti, non è possibile operare una separazione netta.
L’ira, come l’odio, nasce da una tristezza presente nell’animo per un danno subìto o per la perdita di un bene ritenuto importante per la propria stima, da cui emerge la volontà di intervenire sulla situazione per cambiarla a proprio favore[3]. Essendo animata
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