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Alle 11,00 di giovedì 2 dicembre 2021 il volo Ita Az4000, con a bordo papa Francesco, il seguito papale e i giornalisti accreditati, è decollato alla volta dell’aeroporto internazionale di Larnaca, dove è atterrato alle 15,00 ora locale. Così è iniziato il viaggio apostolico del Pontefice a Cipro.
L’isola segna la linea di confine e di congiunzione tra l’Europa e il Medio Oriente. La sua collocazione geografica ne ha fatto, sin dall’antichità, un luogo strategico di passaggio di diversi popoli e civiltà: ittiti, greci, assiri, fenici, egizi, persiani, macedoni, romani, bizantini, e poi franchi, veneziani, ottomani e inglesi.
Oggi l’isola è divisa in due tra la Repubblica di Cipro e la Repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta solo dalla Turchia. Nicosia, capitale della Repubblica di Cipro, è attualmente l’ultima capitale divisa nel continente europeo.
Una visione di Chiesa
La prima tappa del viaggio del Papa a Cipro è stata l’incontro con la comunità cattolica. Quella cipriota è considerata una Chiesa apostolica. La sua fondazione risale infatti ai primi due grandi evangelizzatori della Chiesa delle origini: san Paolo e san Barnaba, ai quali si aggiunse, in un secondo momento, san Marco evangelista. Il primo giunse nell’isola nel 46, accompagnato da Barnaba – originario proprio di Cipro e morto martire nel 61 –, che è considerato il fondatore della Chiesa cipriota. La Chiesa cattolica cipriota è composta oggi da 38.000 fedeli, in maggioranza di rito latino, pari al 4,47% della popolazione.
Francesco si è recato nella cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie a Nicosia, sede dell’arcieparchia di Cipro, che conta circa 13.000 fedeli. Il primo impianto dell’edificio risale al XVII secolo. Ricostruita intorno al 1959, è stata inaugurata il 28 ottobre 1961. L’aveva visitata il 6 giugno 2010 Benedetto XVI…
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“THE SPIRIT OF ENLARGEMENT”. Pope Francis in Cyprus and Greece
During his 35th apostolic journey to Cyprus and Greece (December 2-6, 2021,) the Pontiff’s message resonated strongly on several levels. While speaking to the Church of Greece, Francis actually spoke to the universal Church, relaunching an image of the Church as patient, as a listener, as fraternal, as synodal, attentive to the challenges of the time, not triumphalist nor obsessed with numbers, open to a laboratory of inculturation, and capable of “thinking beyond.” At an ecumenical level, he remarked on the common roots of the Catholic and Orthodox Churches and invited them to work together. On a social and political level, Francis made clear appeals to the European Union -which is presently tempted by walls and barbed wire-, so that it would not shipwreck humanity and consolidate the values of democracy and participation against all retrenchment and skepticism.