L’uomo fa sempre più o meno esplicitamente l’esperienza del vuoto, della fragilità interiore e dell’assurdità. L’articolo riflette, anche grazie ai poeti, su questa condizione, interrogandosi sul significato della «salvezza» nel contesto culturale contemporaneo. Essa viene sempre più intesa come autenticità e pienezza di vita, che fanno i conti con il cor inquietum dell’uomo. La salvezza non annulla la finitezza, ma la guarisce nelle sue tensioni che — a volte anche in forme parossistiche, dionisiache e prive di misura — esprimono un anelito profondo a una vita degna di essere vissuta. Occorre dunque imparare a leggere i bisogni dell’essere umano e le sue espressioni, anche quelle più contraddittorie e inaccettabili, per coglierne le radici e le «linee di fuga» profonde e dunque, probabilmente, non immediatamente visibili.
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L’INQUIETUDINE E LA SALVEZZA

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