La Scrittura lega la speranza alla fede, perché senza Dio non c’è speranza. Egli ci ha comunicato in Cristo la certezza di un futuro positivo, e questa rende vivibile il presente. Molti non hanno più una fede che sostenga la speranza, perché considerano vera soltanto la vita presente, e non la vita eterna. Oggi la fede in Gesù Cristo è spesso sostituita dalla fede nel progresso, ma questo, oltre che un fattore positivo, può diventare anche una minaccia di distruzione: non la scienza ma l’amore salva l’uomo. La speranza cristiana poi, non essendo individualista, è aperta alla carità comunitaria. I «luoghi» di apprendimento della speranza sono la preghiera, sia personale sia pubblica, definita da s. Agostino «esercizio del desiderio»; le nostre azioni in collaborazione con l’opera di Dio; la sofferenza sopportata con amore e la partecipazione alla sofferenza degli altri; il pensiero del Giudizio finale che renderà giustizia per tutti i mali del mondo. Il testo termina con una «preghiera» a Maria, stella della speranza, affinché insegni ai credenti «a credere, sperare e amare», indicando la via verso il Regno.
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LETTERA ENCICLICA «SPE SALVI» DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI AI VESCOVI, AI PRESBITERI, E AI DIACONI, ALLE PERSONE CONSACRATE E A TUTTI I FEDELI LAICI SULLA SPERANZA CRISTIANA
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