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Erano molto attese le elezioni amministrative di ottobre, le prime, dopo la costituzione del governo Draghi, che coinvolgessero una base elettorale importante, circa 21 milioni di cittadini. Un buon banco di prova per i partiti, per verificare i rapporti di forza dopo l’avvento dell’esecutivo di unità nazionale, costituito per affrontare l’emergenza pandemica e avviare la ripartenza socioeconomica dell’Italia, finanziata dal piano Next Generation dell’Unione Europea.
Dai risultati emergono due segnali da considerare: il primo è la diffusa astensione; il secondo è uno spostamento degli equilibri tra le forze in campo.
Durante la tornata elettorale che si è tenuta il 3 e il 4 ottobre ha votato poco meno del 56,2% dei cittadini aventi diritto: si è registrata così una perdita di circa il 6% rispetto alle passate amministrative. L’astensione è stata ancora più ampia al secondo turno. Nei comuni dove è stato necessario il ballottaggio, il 17 e 18 ottobre ha votato solo il 43,9% (-8,7% rispetto al passato). Certo, in parte la rinuncia è fisiologica al secondo turno, ma un livello così alto di astensioni offre l’idea di una consistente porzione di elettori poco propensi a scendere a compromessi, se convinti dalla decisione già presa al primo turno.
Tra i principali comuni capoluogo al voto, il primo turno ha assegnato direttamente la vittoria a candidati sindaco del centrosinistra: Giuseppe Sala a Milano, Matteo Lepore a Bologna e Gaetano Manfredi a Napoli. Tutti hanno superato il 50% delle preferenze. Nello stesso appuntamento elettorale, al candidato del centrodestra Roberto Occhiuto, esponente di Forza Italia, è andata la Regione Calabria. Invece Roma, Torino e Trieste hanno avuto bisogno del ballottaggio, nel quale erano impegnati i candidati sindaco di centrodestra e centrosinistra. I risultati hanno attribuito ai primi Trieste, ancora con un esponente forzista, Roberto Dipiazza, mentre a Roberto Gualtieri e Stefano Lo Russo del Partito democratico sono andate le altre due città.
La prima impressione è quella di…
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THE ADMINISTRATIVE ELECTIONS 2021 IN ITALY. An analysis of the vote
Local elections were held in Italy in October, the first since the establishment of the Draghi government. The eagerly awaited vote involved a significant electoral base. Two indicators emerge from the results: the first is the widespread abstentions; the second is a shift in the balance of power between the parties in the field. The outcome was an overwhelming victory for the centre-left, which won five of the six main provincial capitals. However, if one analyses the data, the situation appears more complex. In addition to the disenchantment of those who abstained, several aspects should be evaluated, including: the downsizing of the 5 Star Movement, the indecision of the centre-right on the “sovereignist” route, the narrow path of the PD and the previously unknown party called Calenda. The parties are in a phase of great change, and there are internal tensions that have had repercussions on the outcome of the vote.