Nelle guerre coloniali del XIX e XX secolo, condotte dalle maggiori potenze europee, l’elemento religioso è stato spesso utilizzato in modo strumentale per convincere le popolazioni indigene circa l’utilità e la necessità storica dell’impresa, tesa, si diceva, a importare in quei Paesi la civiltà e la cultura occidentale e i benefici economici e sociali legati ad essa. L’articolo esamina l’utilizzazione strumentale che della materia religiosa, in tal caso dell’islàm, fecero in Libia i capi militari e civili italiani dell’impresa, mentre in Italia questa fu a volte interpretata da una parte del clero e da una certa cultura cattolica con i toni «infervorati» della guerra religiosa. Posizione che fu energicamente condannata dalla Santa Sede (e in particolare da Pio X), che, per prevenire ogni possibile dubbio sulla questione, fece pubblicare sull’Osservatore Romano una Nota di biasimo di tali fuorvianti interpretazioni.
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LA STRUMENTALIZZAZIONE DELLA RELIGIONE NELLA GUERRA COLONIALE DEL 1911 IN LIBIA
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