Lo scorso 5 aprile al Senato ha iniziato il proprio cammino parlamentare il disegno di legge che regolamenta il mercato del lavoro. La normativa mira a far sì che forma comune del rapporto di lavoro (il cosiddetto «contratto dominante») tenda a diventare il lavoro subordinato a tempo indeterminato. A tal fine mira la valorizzazione dell’apprendistato come modalità prevalente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Per realizzare questo obiettivo, fra l’altro, il testo fissa un «tetto massimo» alla successione dei contratti a tempo determinato in 36 mesi, superati i quali giunge la stabilizzazione. Un elemento che ci sembra che non abbia avuto nei media il rilievo che merita è il fatto che — come ha affermato più volte Mario Monti — il Presidente del Consiglio non ha inteso riconoscere la pratica della «concertazione» tra il Governo e le parti sociali, ma soltanto un ascolto reciproco, seguito dalla decisione del Governo, poi affidata al Parlamento. Si tratta di una «conquista» che ripristina una democrazia nella quale ogni partecipante svolge il ruolo previsto, e nulla di più o di meno.
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LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO

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