
« – Bambino. Mi giro di scatto. Lascio il caffè sul bancone e cerco l’uscita. Troppo tardi: la canna della pistola preme già sulla schiena e mi spinge verso la porta. […] Penso a quando sono venuto al mondo. Dal ventre placido di mia madre, fino a questa oscurità da cui non tornerò indietro». Così inizia Bambino[1],l’ultimo romanzo di Marco Balzano[2], nato a Milano nel 1978.
Lo scrittore ci regala il suo sesto romanzo, pubblicato a inizio ottobre del 2024, e prosegue l’operazione narrativa di esplorazione dei «confini» che da qualche anno caratterizza la scelta delle storie contenute nei suoi testi. Dopo aver affrontato, nei primi tre romanzi, il tema dello sradicamento dalle regioni di appartenenza, raccontando nel secondo l’esperienza di chi dal sud Italia si trasferisce nel nord in cerca di lavoro ai nostri giorni (Pronti a tutte le partenze[3], del 2013), o lo ha vissuto negli anni del dopoguerra, al tempo della ricostruzione e dello slancio economico, nel terzo (L’ultimo arrivato[4], del 2014) Balzano ha posto sotto la lente della sua scrittura i luoghi e le storie che coinvolgono le realtà che stanno ai confini, in quei territori che portano su di sé la fatica della convivenza, il passato dei conflitti, il destino di essere miste, meticce, feconde e contese.
La scelta molto interessante operata dello scrittore milanese è di ri-raccontare la storia ufficiale con lo sguardo degli altri, di «chi sta dall’altra parte», con un’attitudine che ricorda il passaggio di don Lorenzo Milani in L’obbedienza non è più una virtù, quando scriveva: «Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro lato. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri»[5]. L’altro non è solo chi appartiene all’altra etnia o a un diverso gruppo linguistico, ma, in modo più sottile, è chi vive con fatica perché povero, vulnerabile perché trascurabile. La linea di confine non è fra tedeschi e italiani, ad esempio, ma tra la povera famiglia di Trina e quella ricca della zia, che le «sottrae» la figlia.
I personaggi di Balzano condividono spesso questa condizione di debolezza e irrilevanza
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