
La bellezza e la sua principale modalità espressiva, l’arte, hanno da sempre costituito un elemento privilegiato nella vita dell’uomo, anche per quanto riguarda i massimi problemi dell’esistenza. Se è vero che la filosofia, la psicologia e la teologia sono state il luogo per eccellenza della riflessione su ciò che attiene al senso e alla dimensione sapienziale della vita, è invece la sollecitazione della bellezza a mostrarne la presenza. Essa concorre in maniera unica e singolare alla sua diffusione, è la sua via educativa privilegiata, consentendo di compiere scelte di vita capaci di renderla «bella».
Il bello, infatti, come riconosce la tradizione filosofica, è «luminoso». Esso attrae, affascina, parla della vita e nello stesso tempo la comunica; rende «vivi», consentendo all’uomo di gustarla: «La caratteristica del bello, per cui esso attira immediatamente su di sé il desiderio dell’anima umana, è fondata nel suo essere stesso. In quanto strutturato secondo misura, l’ente non è solo ciò che è, ma fa apparire entro di sé una totalità in sé misurata e armonica […]. La bellezza non è semplicemente la simmetria, ma l’apparire stesso che su di essa si fonda. Essa ha la natura del risplendere. Risplendere però significa risplendere su qualcosa, come il sole, e quindi apparire a propria volta su ciò su cui la luce cade. La bellezza ha il modo di essere della luce»[1].
E la luce è, a sua volta, un potente simbolo del cammino spirituale, del cammino verso la pienezza della vita. La bellezza è in grado di parlare di noi stessi, della vita, di Dio, come nient’altro, proprio per il suo legame stretto tra sensibilità, immaginazione e affetto, fondendo le dimensioni corporee e spirituali dell’essere. Come osservava Agostino, solo lo sguardo interiore è in grado di cogliere la proporzione armoniosa, tipica della bellezza: «Riconosci quindi in che cosa consista la suprema armonia: non uscire fuori di te, ritorna in te stesso; la verità abita nell’uomo interiore e, se troverai che la tua natura è mutevole, trascendi anche te stesso»[2].
La bellezza è anche il luogo di saperi differenti, come l’estetica, la filosofia, la Bibbia, ma anche la psicologia, la letteratura e la storia. Da tale molteplice confronto la bellezza presenta una dimensione sapienziale e «contestativa»: essa mette infatti in discussione l’odierna mentalità consumista, che vede nell’estetica soprattutto un grande business, o vorrebbe impossessarsi del bello, riducendolo a una tecnica, a una questione di regole e schemi da
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