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L’articolo presenta l’esperienza giuridica con una metafora teatrale, e in particolare considera il ruolo del giudice come mediatore tra un mondo della giustizia, o le aspettative di giustizia delle parti contendenti, e il mondo della legge. L’A. fa notare che, con il passaggio dallo Stato liberale di diritto, ottocentesco, allo Stato costituzionale di diritto, e soprattutto con l’introduzione di una Grundnorm e della Corte Costituzionale, il giudice ordinario non è più l’unico e solo tipo di giudice esistente. D’altra parte, oggi si deve tener conto del diritto costituzionale europeo, da cui non si può prescindere, nemmeno di fronte al giudice nazionale. Si afferma infine che il compito del giudice si deve armonizzare con quello del politico, nella ricerca del bene dei cittadini: il politico compie scelte che si spera siano congruenti, sistematiche, coordinate, mentre il giudice giudica secundum leges et sub lege.