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Cultura e società

Henryk Górecki, “The Symphony of Sorrowful Songs”

Giovanni Arledler

17 Marzo 2012

Quaderno 3882

HENRYK GÓRECKI, THE SYMPHONY OF SORROWFUL SONGS. The London Symphonietta, D. Upshaw, soprano, Zinman, direttore, T. Palmer, direzione del film, Voice Print T 102 dvd.

La caduta del muro di Berlino e della cortina di ferro ha permesso a un gran numero di artisti dell’Est europeo di farsi conoscere maggiormente a livello mondiale favorendo nello stesso tempo una loro maggiore libertà di ispirazione ed espressione sulle opere create in tempi a noi più vicini. Tra i compositori di maggior rilievo, il polacco Henryk Mikolaj Górecki (Czernika, 1933 – Katowice, 2010), si dedica pienamente alla musica a 20 anni compiuti, grazie anche a un soggiorno a Parigi, dove ha modo di confrontarsi con le avanguardie del momento e studiare con Olivier Messiaen, cattolico e credente come lui, rimanendone colpito in maniera indelebile. Tornato in patria, dagli orientamenti musicali più aggiornati sembra non prendere molto se non una certa tendenza — che si vuole minimalista — alla ripetizione e alla fissità del suono; si dedica principalmente allo studio del folklore, alla musica sacra e liturgica, alle possibilità espressive di piccoli complessi, in raggruppamenti strumentali inediti, anche con l’apporto delle percussioni.
In proposito si possono ascoltare in un cd della Philips il Kleines Requiem für eine Polka op. 66 (1993) per pianoforte, 13 strumenti e campane nell’interpretazione dell’ensemble Schoenberg diretto da Reinbert de Leeuw, cui è dedicato, e la Lerchenmusik per clarinetto, violoncello e pianoforte op. 53 (1984), evidente omaggio al Quatuor di Messiaen, che nell’organico contempla anche un violino.
Dopo la prima sinfonia del 1959 e la seconda del 1972, quest’ultima, ispirata agli scritti di Copernico, si può ascoltare in un cd della Naxos assieme al salmo Beatus vir.
Nel 1976 Górecki compone la Sinfonia n. 3 per soprano e orchestra, non tanto conosciuta con il titolo originale Symfonia Piesni Zalosnych, ma con quello inglese The Simphony of Sorrowful Songs, dove il dolore a cui si allude è sia quello delle sofferenze patite in passato sia quello di nuove atrocità vissute dall’umanità intera ancora ai nostri giorni. Articolata in tre movimenti, che complessivamente raggiungono la durata di un po’ meno di 50 minuti, è scandita dai testi cantati dal soprano in lingua polacca che, fondendo espressioni popolari, spontanee e religiose, rappresentano in sequenza una sorta di Stabat Mater (testo del Quattrocento), di Ave Maria e di Compianto sul figlio morto (canzone popolare anonima della Slesia), dove la musica crea una forte coesione formale, come se si trattasse di una lunga trenodia, affidata quasi esclusivamente agli archi, con aggiunte di colore date da un pianoforte, da tre corni, dall’arpa.
Dopo una prima esecuzione in patria, che fu accolta con freddezza e contrasti, questa partitura fu ascoltata in Occidente soltanto a partire dal 1992 e fu adottata con convinzione dalla London Symphonietta, che la incise l’anno seguente con la soprano Dawn Upshaw, per l’etichetta Elektra-Nonesuch. Solamente per parlare del Regno Unito, il cd rimase in classifica per 32 settimane, raggiungendo le 750.000 copie vendute. Comprendendo altri supporti e più recentemente il film di cui stiamo per parlare, non è esagerato concludere che si sia superato un milione di copie. Particolare curioso: del movimento centrale dove, nel testo cantato, si intrecciano frammenti di preghiera a parole scritte sul muro di una prigione («Madre non piangere, Vergine immacolata, Regina del cielo, sostienimi sempre, Ave Maria …») da una patriota diciottenne, Helena Wanda Blazusiakówna, uccisa dalla Gestapo a Zakopane nel 1944, venne realizzato una sorta di estratto promozionale, che assieme a quello del Beatus vir e della Lerchenmusick si può ascoltare oggi in internet.
Nel 2007 il regista Tony Palmer, servendosi anche di materiale preesistente, realizzò un filmato di 53 minuti, che è poi stato consegnato al dvd, riuscendo a compiere una fusione, forse discutibile, della registrazione della sinfonia con alcune immagini degli orrori di Auschwitz e di eccidi e atrocità recenti. Come piccoli intervalli tra un movimento e l’altro, ci sono la testimonianza diretta del compositore e alcune sue significative espressioni quali «il compito di un artista è quello di dar voce a sentimenti profondi, a emozioni inesprimibili, ad esigenze morali». Il filmato ha ottenuto numerosi riconoscimenti, come la medaglia d’oro al Festival del cinema e della tv a New York.
Il Quartetto Kronos, noto per il suo repertorio poliedrico, ha chiesto con insistenza a Górecki una nuova partitura e, tra il dicembre 1994 e il giugno 1995, è nato il Quartetto n. 3 per archi op. 67 «[dei popoli rimangono i canti]», in cinque movimenti, molto vicino alle atmosfere della sinfonia, ma con momenti di serena e distesa contemplazione. È contenuto in un cd della Nonesuch dal 2007.

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Henryk Górecki, “The Symphony of Sorrowful Songs”

Giovanni Arledler


17 Marzo 2012

Quaderno 3882

  • pag. 629 - 630
  • Anno 2012
  • Volume I

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