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Attualità Cultura e società

Handala, il bambino palestinese che disse basta all’orrore della guerra

Giancarlo Pani

17 Febbraio 2024

Quaderno 4168

Un murales con una riproduzione di Handala (foto: Palobserver).

A 37 anni dal suo assassinio, un centinaio di autori hanno aderito all’iniziativa dell’editrice Eris di ricordare con un poster «l’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji al-Ali»[1]. L’omaggio all’artista è stato reso rappresentando nel manifesto il proprio eroe di spalle, allo stesso modo in cui Ali ha sempre disegnato il suo protagonista. E insieme a lui chiedono la fine dell’orrore della guerra.

In arabo, e anche in ebraico, il nome non è solo l’identificazione di una persona, ma segna anche la sua vita, la sua missione, il suo destino. Naji al-Ali significa «sopravvissuto»: nome che non poteva essere più azzeccato per il vignettista. Nato nel 1938, ad Al-Shajara, un villaggio della Galilea tra Tiberiade e Nazaret, è realmente «sopravvissuto» a fughe, esili, minacce, guerre. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, caratterizzati dallo sviluppo dei Paesi del Golfo legati al petrolio, i giovani sono attratti dalla possibilità di lavorare nelle industrie petrolifere. Nel 1957, anche Ali vi emigra.

Due anni dopo, tornato in Libano, si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Beirut, per poco tempo, e si dà alla politica. Ha dei problemi con la giustizia libanese, tanto che viene imprigionato nel 1961. Uscito dal carcere, si reca a Tiro, dove insegna in una scuola di disegno e ha la fortuna di incontrare Ghassan Kanafani, l’editore della rivista Al Hurriyya («La libertà»): è il primo che pubblica le sue vignette, lanciandolo nel mondo dei professionisti del fumetto. Nel 1963 trova lavoro in Kuwait: collabora con un settimanale e con il quotidiano As-Siyasat («Le politiche»). Ma lì soffre molto a causa degli amici che si sono allontanati da lui per assimilarsi al lusso della società. In Libano aveva molti amici con cui protestava, lottava, e insieme a loro era andato anche in prigione. Ora essi sono divenuti persone nuove, insensibili, distratte, hanno dimenticato il loro dovere nei confronti dei connazionali e degli altri rinchiusi nei campi profughi[2].

Handala

In Kuwait, dalle pagine del quotidiano in cui Naji lavora nasce Handala, il protagonista delle sue vignette. È un bambino povero, palestinese, del Campo profughi di Ain al-Hilweh. Ha circa 10 anni, e ne avrà sempre 10; i suoi capelli sono pochi, ispidi come quelli di un riccio; cammina scalzo, è vestito di stracci, come un contadino, con una vistosa pezza cucita sulle spalle. Una caratteristica lo distingue da tutti gli altri protagonisti di vignette: non è disegnato mai di fronte, ma sempre

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Handala, il bambino palestinese che disse basta all’orrore della guerra

Giancarlo Pani

Scrittore emerito de La Civiltà Cattolica.


17 Febbraio 2024

Quaderno 4168

  • pag. 327 - 338
  • Anno 2024
  • Volume I

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