Dal 30 novembre al 13 dicembre 2023 si è tenuta a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (Eau), la ventottesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, meglio conosciuta come Cop28. Nel suo discorso di chiusura, Simon Stiell, segretario esecutivo dell’Onu per il cambiamento climatico, ha detto che, sebbene l’era dei combustibili fossili non si sia conclusa a Dubai, l’accordo che lì è stato raggiunto rappresenta l’inizio della sua fine, e spetta ora ai governi nazionali e alle aziende la missione urgente di trasformare questi impegni in risultati economici reali[1]. Il comunicato conclusivo ufficiale afferma che le cose vanno per il meglio: la causa dei nostri mali ambientali ha i giorni contati.
In questo articolo ci proponiamo di fare una riflessione sulla situazione climatica prima del vertice e sulle aspettative politiche che esso aveva suscitato. Quindi ripercorreremo l’agenda della Cop28 e gli accordi raggiunti. In conclusione, ci chiederemo se in effetti ci siano ragioni sufficienti per essere ottimisti e credere che l’annunciato «inizio della fine» dell’era dei combustibili fossili ci consenta di tirare il fiato, nonostante nella mente di tutti noi sia ancora vivo il ricordo della scorsa estate, quasi apocalittica.
Siamo già nell’era del disastro climatico?
A metà dell’estate scorsa, quando
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