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Gianmaria Testa (1958-2016) e la sua chitarra acustica: una voce profonda, calda, sussurrata, come il passo lento sul mondo. Egli sapeva osservare le incongruenze e le contraddizioni del mondo, ma soprattutto l’anelito della gente comune, stretta dalla morsa di una vita spesso ingiusta e drammatica.
In ogni stazione che ha percorso, dietro i suoi occhiali tondi, sapeva individuare tra le moltitudini le esistenze semplici, che avevano l’odore di terra e di mare, costrette a camminare alla ricerca del profumo del pane e del calore di un abbraccio. In questo articolo si cerca di seguire e di percorrere alcune tematiche della sua poetica musicale.