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ABSTRACT – Il ventiduesimo viaggio apostolico all’estero del Pontefice (15-21 gennaio 2018) ha avuto due tappe: il Cile e il Perù. E i due temi focali che lo hanno accompagnato sono stati il futuro da costruire e l’unità che non teme i conflitti.
A proposito dell’apertura al domani, in Cile, «nazione impregnata di futuro», Francesco ha espresso subito la sua visione prospettica alle autorità del Paese: «Una nazione, più che per le sue frontiere, più che la sua terra, le sue catene montuose, i suoi mari, più che la sua lingua o le sue tradizioni, è una missione da compiere». In Perù, ha esortato i popoli a forgiare un Paese «che abbia spazio per “tutte le stirpi”». Francesco, nella Messa finale a Lima, ha detto poi: «Come affronteremo il futuro se ci manca unità?». La domanda sull’unità è dunque fondamentale per pensare il futuro.
Lo spirito di unità supera ogni cattivo spirito di desolazione – ha affermato Francesco nel suo discorso ai sacerdoti e ai religiosi del Cile –, ovunque sia: nella radicalizzazione della lotta dei popoli originari o nella falsità degli accordi governativi, nella corruzione dei politici o dei membri della Chiesa, nella disinformazione dei media o nelle tensioni tra vittime e carnefici. È una pace che comporta il conflitto e lo affronta senza maschere o timidezze.
La visita in Perù ha avuto presente l’unità proprio nel suo motto: «Uniti dalla speranza» che il Papa ha tradotto così: «Non c’è miglior modo di custodire la speranza che rimanere uniti». In Perù l’integrazione culturale è infatti una delle sfide storiche. In questo senso, l’incontro con i popoli amazzonici è stato un momento profondamente simbolico. Nel suo discorso, Francesco ha sottolineato l’importanza di tutte le popolazioni e ha nominato, uno dopo l’altro, i diversi popoli amazzonici. Ha fatto appello al riconoscimento di tutti e di ciascuno non come «minoranze», ma come interlocutori autentici, e ha chiesto ai vescovi di promuovere l’educazione interculturale e bilingue. Uno degli aspetti più importanti e meno sottolineati di questo incontro è stata la possibilità, per i rappresentanti di tutti i popoli della regione, di incontrarsi insieme e tra di loro.
Francesco ha scelto di viaggiare in quella che egli considera la «Patria grande» dell’America Latina, e lo ha fatto sulla scorta di una memoria più lunga di quella che nasce dalla circostanza o dai 200 anni di vita indipendente delle attuali nazioni latinoamericane. Il suo sguardo al futuro cerca di radicarsi nei valori delle culture ancestrali, che si sono trasformate in schietta e profonda spiritualità cristiana popolare.
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«GENERATING FUTURE. Francis’ Apostolic Journey in Chile and Peru
The Pontiff’s 22nd international apostolic journey abroad (15-21 January 2018) involved two stages, the first Chile, and then to Peru. Throughout his itinerary, the pope invited those present to look ahead and to place unity, cultural integration, peace and justice at the centre; and he did so on the basis of a memory from further back than that which arose from the recent circumstances or from the 200 years of independent life of Latin American nations. His persepective, open essentially to a future to be generated and built together, to combat clericalism and corruption, seeks to root itself in the values of ancestral cultures, which have turned into a sincere and profound popular Christian spirituality.
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