a cura di V. FANTUZZI
United 93 (Gran Bretagna, 2006). Regista: PAUL GREENGRASS. Interpreti principali: J. J. Johnson, G. Commock, P. Adams, D. A. Basche, K. Abdalla.
Sono passati cinque anni dall’11 settembre 2001. È opinione diffusa che, da quella data, il mondo non sia più come prima. In attesa di vedere il film World Trade Center del regista americano Oliver Stone, che narra le terribili 24 ore di due agenti della polizia portuale di New York (interpretati da Nicolas Cage e Michael Pena) chiamati a portare soccorso nell’inferno delle Torri Gemelle senza l’attrezzatura necessaria e rimasti intrappolati tra le macerie fino al sopraggiungere dei soccorsi, circola nelle sale cinematografiche italiane un film britannico, United 93, che si riferisce indirettamente a tale vicenda.
I legami tra il cinema e l’attentato alle Torri Gemelle risalgono a molto tempo prima che il fatto accadesse. Non si può dimenticare l’impatto «spettacolare» che l’evento ebbe sulla popolazione dell’intero pianeta, la quale ebbe modo di seguirlo in diretta attraverso le immagini della televisione. In un servizio televisivo si vedeva uno dei pochi sopravvissuti che, ancora sotto shock, diceva: «Cose come queste si vedono soltanto nei film di Bruce Willis». L’attore, specializzato in film catastrofici, aveva partecipato negli anni immediatamente precedenti a pellicole che mescolano la fantapolitica con i sinistri presagi di un’imminente apocalisse: Armageddon (1997); Attacco al potere (1998); Sixth sense (1999); Unbreakable (2000).
Dopo aver anticipato con grande dispendio di effetti speciali tutto ciò che avrebbe potuto accadere in caso di attacchi scatenati da forze oscure (terrestri o extraterrestri), era inevitabile che il cinema ritornasse a distanza di tempo su ciò che è effettivamente accaduto, per parlarne al di fuori di ipotesi fantascientifiche e metapsicologiche. Anche se non possono essere considerati capolavori, film come questi hanno il merito di richiamare alla mente fatti del recente passato e, comunque, non concedono tregua allo spettatore, mantenendo la sua attenzione tesa come la corda di un violino fino al momento in cui appare sullo schermo la parola fine.
United 93 ricostruisce, sulla base di informazioni raccolte presso i familiari delle vittime e diversi controllori di volo, ciò che accadde presumibilmente a bordo del quarto aereo di linea dirottato dai terroristi di Al Qaeda contemporaneamente agli altri che andarono a schiantarsi due contro le Torri Gemelle e uno contro il Pentagono. Si tratta del volo United Airlines 93 partito da Newark e diretto a San Francisco. Un Boeing 757 che avrebbe dovuto essere dirottato sulla Casa Bianca o sul Campidoglio di Washington, e che invece andò a schiantarsi in una zona disabitata della Pennsylvania.
Lo stile del film è quello iperrealistico del documentario ricostruito. Camera a mano che va alla ricerca di ogni dettaglio significativo. Montaggio serrato. Interpreti scelti tra attori poco conosciuti in base alla loro somiglianza con le vittime, grande impegno da parte del personale dell’aviazione civile. Alcuni impiegati di terra hanno accettato di interpretare il ruolo che avevano nella realtà, mentre il personale di volo è stato in parte sostituito con colleghi delle vittime, che esercitano funzioni omologhe. Il pilota J. J. Johnson, ad esempio, fa rivivere sullo schermo il suo collega Jason Dahl, comandante dell’aereo.
Il regista ci tiene a far sapere che, pur essendo basato su una documentazione attendibile, la sua ricostruzione dei fatti è solamente ipotetica. Nessuno dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio è sopravvissuto per raccontare come sono andate le cose. Nella prima parte del film l’azione si sposta in diversi aeroporti, nelle torri di controllo di Boston e New York, negli uffici della Direzione generale dell’Aviazione civile e della Base militare della zona aerea del Nord-Est. Dalla torre di controllo di uno degli aeroporti di New York si assiste «dal vivo» all’impatto dei due aerei contro le Torri Gemelle. Altre notizie giungono in tempo reale attraverso le immagini della Cnn. Ci si rende conto in questo modo delle difficoltà incontrate dai responsabili della sicurezza aerea nell’afferrare immediatamente il senso di ciò che stava accadendo.
Il film non trascura ovviamente i quattro terroristi che, a un determinato momento, prendono il controllo dell’aereo. I passeggeri, dopo lo sbigottimento iniziale, cominciano a rendersi conto del destino al quale stanno andando incontro. Attraverso i cellulari giunge dal mondo esterno qualche notizia sull’attentato di New York. I più audaci riescono a organizzare su due piedi un’azione di resistenza. Pur senza lasciarsi andare all’enfasi della falsa retorica, il film imbocca a questo punto la via dell’esaltazione di un caso di eroismo «ordinario» determinato dall’irrompere di circostanze straordinarie nella vita di persone comuni. Con una virata di 180 gradi rispetto agli stereotipi adottati dal cinema catastrofico, United 93 sceglie l’indagine sulla natura umana invece di dedicarsi all’amplificazione del disastro.