a cura di V. FANTUZZI
Son frère (Francia, 2003). Regista: PATRICE CHÉREAU. Interpreti principali: B. Todeschini, E. Caravaca, N. Boutefeau, C. Ferran, M. Garrel.
Due fratelli ancora giovani, Thomas (Bruno Todeschini) e Luc (Éric Caravaca), dopo aver preso ciascuno la propria strada (computer-grafico il primo, insegnante il secondo) si erano persi reciprocamente di vista. Thomas, sapendo che Luc coltivava relazioni omosessuali, pensava che prima o poi si sarebbe fatto vivo con lui per parlargli dei suoi problemi, ma non era andato a cercarlo. Con il passare del tempo, i due erano diventati estranei l’uno all’altro. Improvvisamente Luc vede arrivare Thomas nel suo appartamento. Il maggiore dice al minore di essere affetto da una grave malattia che altera la composizione del sangue. Le piastrine diminuiscono con rapidità preoccupante. I medici non sanno trovare la causa del male. Thomas ha bisogno di aiuto; per questo si rivolge al fratello.
Due fratelli e la malattia di uno dei due. Due fratelli e il rimprovero che uno rivolge all’altro di non essersi occupato di lui quando era il momento di farlo. La richiesta di aiuto che il maggiore, il normale, rivolge al minore, al diverso… L’impossibilità, da parte di Luc, di sottrarsi a un’incombenza nella quale sa di non poter essere sostituito da nessun altro e che finirà con lo sconvolgere le abitudini consolidate della sua vita. Tra un ricovero in ospedale e un altro, tra un’intervento chirurgico e un soggiorno sulla costa bretone, dove si spera che il malato possa rinfrancare le deboli forze, Luc capisce di aver intrapreso un viaggio che, se per suo fratello è senza ritorno, anche per lui non potrà non avere conseguenze determinanti.
Perché due individui possano comunicare bisogna essere in tre. Questo sembra suggerire la scena iniziale del film (il cui montaggio non segue l’ordine cronologico degli avvenimenti). Seduti su una panchina davanti al mare i due fratelli conversano con un uomo anziano (Maurice Garrel) che, a dire il vero, non lascia loro il tempo di parlare. Il vecchio (che, data la situazione, potrebbe essere paragonato al mitico traghettatore Caronte) ha avviato uno dei suoi monologhi sulla forza della natura, sui naufragi, sulle correnti marine che trascinano i relitti… Nel susseguirsi delle scene, ai due protagonisti si affianca di volta in volta un terzo elemento, che cambia con il mutare delle circostanze, dal quale dipende la possibilità che qualcosa possa accadere tra i due.
La malattia porta con sé una serie di presenze professionali (medici, infermieri, strutture amministrative dell’ospedale…) e familiari (i genitori che, giunti a Parigi dalla lontana provincia, si trovano spaesati e non sanno a che santo votarsi). Claire (Nathalie Boutefeau), la ragazza alla quale Thomas è sentimentalmente legato, nei confronti della quale però ha sempre evitato di assumere una posizione precisa, non è in grado di rendersi conto fino a che punto la sua presenza può essere di aiuto o di ostacolo al malato. La malattia fa balzare in primo piano il corpo del paziente, fatto di carne, ossa, pelle, muscoli, tendini… Un meccanismo che, per cause ignote, non risponde più alle sue funzioni. L’attenzione verso il corpo, punto di intersezione tra le energie fisiche e quelle spirituali che alimentano la vita di un uomo, ha indotto a suo tempo Chéreau, già affermato regista di teatro, ad affiancare alla propria attività originaria quelle di cineasta. Tale intento risultava chiaro in un film, da lui realizzato 20 anni fa, che aveva come titolo L’Homme blessé.
I medici procedono per tentativi. Ritenendo che la diminuzione delle piastrine nel sangue dipenda da un’anomalia della milza, decidono di asportarla. La preparazione del corpo di Thomas in vista dell’intervento che dovrà subire, una rasatura completa che avviene sotto gli occhi di Luc, è tra i momenti più intensi del film. L’operazione non sortisce l’effetto sperato. L’uomo che viene dimesso dall’ospedale non ha prospettive di lunga sopravvivenza. Il giorno in cui Luc si accorge che Thomas è sparito dalla casa accanto al mare, dove abitano insieme, aspetta fino a sera prima di rivolgersi alla polizia. Alla madre e a Claire, che chiedono notizie di Thomas per telefono risponde: «Sta dormendo…». «È andato a fare una passeggiata…». Metafore, come quella del vecchio Caronte, che indicano la morte, una realtà della quale l’uomo avverte la presenza accanto a sé fin che è vivo, ma che non riesce a fissare nel volto quando gli si presenta davanti.