a cura di V. FANTUZZI
Il silenzio dopo lo sparo (Germania, 1999). Regista: VOLKER SCHLÖNDORFF. Interpreti principali: B. Begalu, M. Wuttke, N. Uhl, J. Schily.
Sparavano sognando una società diversa; sono rimasti vittime dei loro sogni. La protagonista del film Il silenzio dopo lo sparo di Volker Schlöndorff (Rita Vogt, interpretata da Bibiana Begalu) vive tre vite in una. Praticamente non ne vive nessuna perché nessuna delle tre le appartiene. Il film inizia con la descrizione movimentata di una rapina in una banca compiuta da un gruppo di giovani terroristi. Siamo nella Germania Ovest durante gli anni Settanta. Abbattere i simboli del capitalismo, contribuendo in questo modo a cambiare il corso della storia, è lo scopo che i terroristi (il cui comportamento rispecchia, nella finzione cinematografica, quello degli aderenti alla Rote Armee Fraktion) dichiarano di voler conseguire. Non si rendono conto di essere isolati rispetto alla società in cui vivono.
Rita condivide con entusiasmo le idee dei terroristi; partecipa alle azioni del gruppo. Il ragazzo al quale è sentimentalmente legata finisce in prigione: bisogna liberarlo. L’impresa riesce, ma non senza spargimento di sangue. La vita clandestina si fa sempre più difficile. Ai pericoli esterni si aggiungono i problemi di qualcuno che, all’interno del gruppo, non se la sente di portare fino alle estreme conseguenze le scelte compiute. Durante un soggiorno a Parigi, Rita, che vive nascosta sotto falsa identità, si vede costretta a uccidere un poliziotto che, dopo averle chiesto i documenti, si ostina a inseguirla con la motocicletta. Con questo gesto, che verrà ripreso all’inverso alla fine del film, quando Rita sarà uccisa a sua volta da un poliziotto, mentre tenta di fuggire in motocicletta, la giovane fissa un appuntamento ineludibile con il proprio destino.
In occasione di un passaggio di frontiera Rita entra in contatto con un agente dei servizi segreti della Germania Est (Erwin, interpretato da Martin Wuttke). A lei e ai suoi compagni di lotta (braccati dalla polizia del mondo «libero» a causa delle ripetute azione criminali) si apre la possibilità di un rifugio sicuro al di là del «muro». Dopo un periodo di riposo trascorso in un confortevole casolare di campagna nella Germania Est, sotto la sorveglianza dei servizi segreti, i giovani terroristi riprendono la lotta su scala internazionale. Rita preferisce staccarsi dal gruppo e rimanere nella Germania Est per condividere la sorte di un popolo rimasto immune dai condizionamenti del consumismo.
Seguendo le indicazioni che Erwin le impartisce, Rita assume una nuova identità. Diventa l’operaia Suzanne Schmidt, che lavora in una fabbrica di tessuti. Stringe amicizia con un’altra operaia (Tatjana, interpretata da Nadja Uhl), che ha alle spalle un matrimonio fallito e incontra difficoltà nel recuperare il proprio equilibrio personale. Non lega, invece, con le altre compagne di lavoro, che finiscono con lo scoprire il suo passato costringendola così a cambiare di nuovo aspetto e nome. Ora si chiama Sabine Walter. Si occupa delle vacanze estive dei figli degli operai che lavorano in una grande impresa. Si innamora di un giovanotto che la vorrebbe sposare, ma si accorge, anche se un po’ tardi, di essere una semplice pedina nelle mani dei servizi segreti. Nel frattempo, i suoi compagni di lotta sono morti in un conflitto a fuoco, forse traditi dall’organizzazione (la Stasi) alla quale si erano incautamente affidati.
A dispetto delle disavventure nelle quali incappa, Rita non rinuncia agli ideali in cui crede. Giungiamo così al 1989. Mentre tutti si rallegrano per la caduta del «muro», Rita è la sola a dispiacersene come della fine di un esperimento (una società più austera, ma meno ingiusta) sulla cui riuscita aveva puntato tutte le sue energie. Abbandonata da Erwin alla frontiera tra le due Germanie, che sta per essere cancellata dalla carta geografica, Rita muore, come si diceva, uccisa da una guardia dell’Est. Il suo cadavere giace al confine tra due mondi all’interno dei quali la sua vita è passata (senza trovare posa né di qua né di là) come quella di un irrequieto fantasma.