La parola «spiritualità» rimanda a una realtà dell’ordine dell’esperienza. È la vita dello Spirito in noi (cfr Gal 5,25). Ma l’esperienza è qualcosa che non si limita al mero vissuto personale: comprende pure la riflessione su ciò che viene vissuto. La spiritualità, quindi, si presenta anche come una conoscenza attenta a ciò che interviene nel progresso di quella vita dello Spirito in noi. È dunque «la scienza dei cammini concreti» attraverso i quali Dio opera in noi, ed è anche «la scienza dei mezzi» che aiutano la crescita della nostra vita spirituale[1]. È chiaro che questa via di conoscenza ha una propria struttura: accoglie le originali sorprese dei processi spirituali e al tempo stesso si ispira invariabilmente alle ricchezze della tradizione biblica ed ecclesiale.
Condizione laicale: da ciò che non è a ciò che è
Chi voglia interessarsi a una spiritualità laicale dovrà quindi porre attenzione ai processi che modellano la realtà esistenziale dei laici. Ciò presuppone una certa consapevolezza di quale sia la condizione laicale. I decenni che hanno preceduto il Concilio Vaticano II hanno fatto segnare una svolta significativa, perché si è cessato di definire la condizione laicale solo in senso negativo e si è iniziato a guardare a essa anche in senso positivo. I laici sono stati visti non tanto in contrapposizione ai non laici, quanto piuttosto in base a ciò che è loro proprio[2]. La definizione che il Concilio Vaticano II dà del laicato riflette chiaramente questa evoluzione. La Costituzione dogmatica Lumen gentium, al n. 31, afferma: «Dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti Popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte [i laici] compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano»; «il carattere secolare è proprio e peculiare dei laici»; «per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio».
Il Concilio ha smesso di guardare ai laici a partire dalle caratteristiche del clero e ha iniziato a considerarli secondo una prospettiva ecclesiale. Se è vero che per caratterizzare la realtà del laicato non si può prescindere completamente da ciò che sono gli altri settori ecclesiali, e che l’affermazione dell’identità dei laici è associata alla nozione di ciò che non appartiene loro, d’altra parte la condizione laicale non è ciò che resta della
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