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Don Giuseppe Rossi (1912-45), un giovane parroco ucciso barbaramente il 26 febbraio 1945 dai nazifascisti per rappresaglia, in seguito a un attentato da parte dei partigiani, ha salvato la vita al paese del quale era guida spirituale. A cento anni dalla sua nascita, e con l’apertura della sua causa di beatificazione, ci si chiede se il suo sia stato un vero martirio. La sua «testimonianza» — in greco, martyrion — va oltre la sua drammatica esecuzione e rimanda a un modo di appartenere a Cristo nascosto nell’anonimato e nonostante le crisi. La fedeltà di una promessa è portata al sacrificio di sé per la salvezza degli altri. È quanto la Scrittura riassume in un versetto: «Sii fedele fino alla morte, e ti darò la corona della vita» (Ap 2,10).