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Cultura e società

Des pieds et des mains

Con i piedi e con le mani

Jean-Pierre Sonnet

5 Febbraio 2022

Quaderno 4119

(iStock/Cleardesign1)

«Ils», «elles», «eux», dans les textes qui suivent, ne sont autres que nos parents les plus lointains, Sapiens et (quelque peu) Néandertal. Ils seront jusqu’au bout des revenants, ils le sont dans ces petites proses où pointent leurs têtes, leurs mains et leurs pieds obstinés. De mille manières, ils nous disent: en chacun, l’histoire se répète, l’histoire de toute l’espèce.

 

LA DROITURE DE DIEU

L’homme se dresse, oscille sur ses pieds,

s’enracine et s’élève dans l’éclaircie du lieu.

Il emprunte au pin, au mélèze, et au cèdre,

aux graminées, d’abord,

la verticale de l’être, la droiture de Dieu.

 

UN FIN BAISER MOUILLE

Les graminées caressent les doigts des marcheurs de l’aube,

elles tutoient leurs chevilles d’un fin baiser mouillé.

Elles bénissent les migrants puis l’aube des temps.

L’ŒUVRE DE LEURS MAINS

Des silhouettes de leurs mains

sur la roche imprimées,

des silhouettes de leurs mains,

ils ont signé l’œuvre, la première ―

l’œuvre de leurs mains.

 

CINQUANTE-DEUX OS

Cinquante-deux mots, autant que d’os dans nos pieds, pour en faire l’éloge.

D’être au matin de ce jour ce qu’ils furent au premier jour :

les acteurs de notre insurrection.

Nous nous mîmes debout et nous vîmes plus loin,

en tutoyant la terre sur la plante des pieds.

 

L’INVENTION DE LA PAIX

Ils firent les fiers, ils firent les forts

d’ignorer la main franche, et levée,

la paume ouverte et nue, et tout ce qu’elle disait.

Il essayait la paix, ils pratiquaient la guerre.

 

«BEAT»

De la paume et des mains, il prodigue entendu la cadence complice :

mélopée de la peau à la peau, litanie impromptue et propice.

Le tempo fait écho à l’écho, à la stase et l’extase des cœurs,

à la vie qui bat, de la mère à l’enfant.

 

UNE TRACE

Quand tu marches à bon pas,

ils sont là par milliers à te suivre à la trace:

la cohorte des hommes,

les yeux sur la nuque, les reins, les chevilles, de celui qui précède.

Elle migre, notre espèce, jusqu’à la Terre de Feu, jusqu’au pied sur la lune,

et ne laisse qu’une trace.

(Extrait de Sapiens. Nul n’échappe à l’origine, à paraître)

***

«Essi», «esse», «loro», nei testi che seguono, non sono altro che i nostri antenati più lontani, Sapiens e (un po’) Neanderthal. Saranno fino alla fine dei redivivi, lo sono in queste piccole prose in cui tendono le loro teste, le loro mani e i loro piedi ostinati. In mille modi, ci dicono: in ognuno, la storia si ripete, la storia di tutta la specie.

 

LA RETTITUDINE DI DIO

L’uomo si alza, oscilla sui suoi piedi,

si radica e si eleva nella schiarita del luogo.

Prende dal pino, dal larice e dal cedro,

dalle graminacee, innanzitutto,

la verticale dell’essere, la rettitudine di Dio.

 

UN LIEVE UMIDO BACIO

Le graminacee accarezzano le dita dei camminatori dell’alba,

danno del tu alle loro caviglie con un lieve umido bacio.

Esse benedicono i migranti poi l’alba dei tempi.

 

L’OPERA DELLE LORO MANI

Con le sagome delle loro mani

impresse sulla roccia,

con le sagome delle loro mani,

essi hanno firmato l’opera, la prima—

l’opera delle loro mani.

 

CINQUANTADUE OSSA

Cinquantadue parole, tante quante le ossa dei nostri piedi, per farne l’elogio.

Per essere al mattino di questo giorno ciò che essi furono il primo giorno:

gli attori della nostra insurrezione.

Noi ci mettemmo in piedi e vedemmo più
lontano,

dando del tu alla terra sulla pianta dei piedi.

 

L’INVENZIONE DELLA PACE

Essi fecero i fieri, essi fecero i forti

ad ignorare la mano franca, e alzata,

il palmo aperto e nudo, e tutto ciò che esso diceva.

Lui provava la pace, loro praticavano la guerra.

 

«BEAT»

Con i palmi e con le mani, egli prodiga inteso la cadenza complice:

melopèa da pelle a pelle, litania improvvisata e propizia.

Il tempo fa eco all’eco, alla stasi e all’estasi

dei cuori,

alla vita che batte, dalla madre al figlio.

 

UNA TRACCIA

Quando tu cammini di buon passo,

loro sono lì a migliaia a seguire la tua traccia:

la coorte degli uomini,

gli occhi sulla nuca, le reni, le caviglie, di colui che precede.

Migra, la nostra specie, fino alla Terra del Fuoco, fino al piede sulla luna,

e lascia solo una traccia.

 

Jean-Pierre Sonnet, gesuita, è professore di esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Gregoriana. Oltre alla sua produzione scientifica, ha pubblicato raccolte poetiche. Ha ricevuto il premio di poesia «Henri Davignon 2010» dall’Accademia reale di lingua e letteratura francesi del Belgio.

 

Copyright © 2022 – La Civiltà Cattolica
Riproduzione riservata

***

“DES PIEDS ET DES MAINS”

“WITH FEET AND WITH HANDS”

Here are presented seven small prose pieces extracted from a forthcoming collection, Sapiens. Nul n’échappe à l’origine. The collection explores the myriad ways in which our most distant ancestors, Sapiens and, indirectly, Neanderthals, continue to inhabit us, and how our lives are linked. The texts in this publication have been selected on the basis of a thematic criterion, in that they all take feet or hands as the cue for poetic elaboration.

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


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Des pieds et des mains

Jean-Pierre Sonnet

Corrispondente dal Belgio per La Civiltà Cattolica e professore di Sacra Scrittura alla Pontificia Università Gregoriana.


5 Febbraio 2022

Quaderno 4119

  • pag. 290 - 295
  • Anno 2022
  • Volume I

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Letteratura Parte Amena Poesia

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