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Il contesto dell’articolo. Sembra tornare in auge, in alcuni Paesi nel mondo, una forma di nazionalismo religioso-culturale. La religione viene così usata sia per fini di consenso personale sia per lanciare un messaggio politico solo apparentemente patriottico.
Perché l’articolo è importante?
L’autore innanzi tutto definisce la sua posizione, poi descrive sia le forme storiche che quelle attualizzate del nazionalismo e della sua capacità di strumentalizzazione delle religioni. Infine, spiega perché a suo modo di vedere solo una risposta profondamente religiosa, teologicamente fondata ma popolare e non elitaria, può contrastare e decostruire questa distorsione della religione.
Il nazionalismo religioso-culturale infatti è un discorso «pubblico». Cioè, la sua plausibilità è affidata ad atti e narrazioni pubbliche (metafore, esegesi, «riti»), nonché a un linguaggio comprensibile, modellato su problemi reali della vita quotidiana, sui quali il nazionalismo religioso-culturale viene proiettato come panacea. Sempre nascondendo le contraddizioni interne al discorso e a chi lo utilizza. Alla base di queste narrative, si dà per scontato che le persone di una certa nazione abbiano in comune l’identità, l’origine, la storia, con un’omogeneità ideologica, culturale e religiosa, rinsaldata dai confini geopolitici. In realtà, nell’odierno mondo globalizzato non c’è alcuna tra le entità geografiche che possono definirsi «nazione» che abbia al suo interno una sola identità omogenea sotto il profilo linguistico o religioso. Un nazionalismo in senso stretto è possibile soltanto se esso elimina questa diversità.
Una simile apoteosi di una nazione fa del nazionalismo una religione e fa coincidere l’impegno per la nazione con la fede religiosa, riducendo la religione a un’ideologia nazionalista. Da questa strumentalizzazione all’idolatria il passo è breve.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- Dio si schiera sempre dalla parte dei suoi adoratori, qualsiasi cosa facciano?
- Come si può dare una risposta teologica ai tentativi di omologazione del nazionalismo religioso-culturale?
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CONFRONTING RELIGIOUS NATIONALISM
A form of religious-cultural nationalism seems to have come back in vogue in certain countries. In these places, religion is being used both for purposes of personal consent and to launch an apparently patriotic political message. In reality, in today’s globalized world there is no geographical entity that can be defined as a “nation” which has a single linguistically or religiously homogeneous identity within it. A ‘nationalism’ – in the strict sense – is only possible if it suppresses this diversity. For the Author, therefore, it is more necessary than ever to carry out a radical and liberating theological deconstruction of such religious nationalism.