«Con cuore di padre [...] Giuseppe ha amato Gesù»: così esordisce la Lettera apostolica Patris corde, che fa memoria di un anniversario di 150 anni fa. L’8 dicembre 1870, Pio IX ha proclamato san Giuseppe «Patrono della Chiesa universale», per dare risalto al «suo ruolo centrale nella storia della salvezza»[1].
Papa Francesco esprime «ciò che nel suo cuore sovrabbonda». In questo tempo di crisi e di pandemia, le nostre vite sono sostenute da persone comuni che non compaiono nei titoli dei giornali, eppure segnano la nostra vita: «medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose, e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. […] Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare la crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera». Tutte le persone che lavorano, pregano e soffrono per il bene comune «possono trovare in San Giuseppe un intercessore, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un sostegno e una guida. […] A tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine»[2].
Nello svolgimento della Lettera il Papa ci confida anche la rilevanza quotidiana che ha per lui il santo. Ogni giorno, da 40 anni, egli conclude la recita delle Lodi con una preghiera: «Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. […] Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere. Amen»[3]. La preghiera esprime fiducia, ma anche una certa sfida a san Giuseppe, che può chiedere anche l’impossibile a Gesù e a Maria. È nota, anche da altri particolari, la devozione di Francesco: prima da vescovo, poi da cardinale, e infine da pontefice, ha inserito nel proprio stemma il nardo, simbolo di san Giuseppe; inoltre egli ha iniziato il ministero petrino proprio il 19 marzo del 2013, giorno della solennità; sulla scrivania ha una statuetta del santo «dormiente», sotto la quale depone foglietti con i problemi difficili da affrontare, invocando il suo aiuto. Infine egli ha aggiunto, sia pure per volontà di
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