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ANIMALI IN MUSICA NEL RINASCIMENTO

Claudio Zonta

2 Marzo 2013

Quaderno 3905

MUSICA

A cura di C. Zonta
Animali in Musica nel Rinascimento. Il Bestiario di Leonardo. Renata Fusco, canto – Massimo Lonardi, liuto, La Bottega Discantica, 2012.
Animali in Musica nel Rinascimento. Il Bestiario di Leonardo, edito da La Bottega Discantica, è un interessante percorso musicale – letterario – culturale del Cinquecento, affrontato da due grandi interpreti quali M. Lonardi al liuto e R. Fusco al canto. I riferimenti letterari sono desunti da una scelta di brani tratti dal Bestiario e dalle Favole di Leonardo da Vinci, che riprende alcuni passi dell’opera Naturalis historia di Plinio, tradotta in lingua volgare da Cristoforo Landino nel 1476.
La descrizione degli animali si sofferma non tanto sull’aspetto estetico quanto sulle peculiarità che li caratterizzavano, tratteggiando in particolar modo le virtù, o i vizi, che essi simboleggiavano nella cultura popolare, e che tanto li accomunavano agli uomini. Ad esempio, nella descrizione del coccodrillo, Leonardo afferma: «Il coccodrillo nasce nel Nilo, ha quattro piedi, nuoce in terra e in acqua, né altro terrestre animale si truova senza lingua che questo, e solo morde movendo la mascella di sopra. Cresce insino quaranta piedi, è unghiato, armato di corame atto a ogni colpo […]. Questo animale piglia l’omo e subito l’uccide. Poi che l’ha morto, con lamentevole voce e molte lacrime lo piagne, e finito il lamento, crudelmente lo divora. Così fa l’ipocrito che per ogni lieve cosa s’empie il viso di lacrime, mostrando un cor di tigro, e rallegrasi nel core dell’altrui male con pietoso volto».
La musica accompagna questo viaggio letterario, che ha sapore di favoloso e fiabesco, attraverso una scelta di brani coevi, che hanno come tema gli animali, contenuti in codici cinquecenteschi pubblicati soprattutto a Venezia. Anche la scelta degli autori è molto significativa: si va da quelli celebri e rinomati, quali Francesco Canova da Milano, detto Il divino per il suo modo sublime di comporre e di improvvisare; liutista personale di papa Leone X, divenne successivamente musicista presso Ippolito de’ Medici e insegnante di musica di Ottavio Farnese; Vincenzo Capirola, da Brescia, virtuoso del liuto che sperimentò innovative soluzioni musicali; Jacques Arcadelt, maestro del coro della Cappella Sistina e ricordato anche dal Caravaggio nel celebre dipinto Il suonatore di liuto, nella versione per Vincenzo Giustiniani, in cui è riportata una partitura dei madrigali propria del compositore.
Un’attenzione particolare è data anche alle villanelle alla napolitana, genere musicale molto diffuso nel Rinascimento, la cui origine è ancora oggi dibattuta; probabilmente, seguendo l’interpretazione di Dinko Fabris, esso nacque come espressione di alternativa nazionalistica alla dominazione spagnola, dopo la perdita del regno aragonese nel 1503, e si caratterizzò, forse proprio per un motivo identitario, attraverso la lingua napoletana e sonorità che avevano un sapore popolare.
Interessante notare come all’interno di questo percorso musicale, di genere e di stile, sia dato spazio anche a Maddalena Casulana, senese, la prima donna compositrice che diede alle stampe musiche proprie, in una raccolta di madrigali dedicata a Isabella de’ Medici Orsini, duchessa di Bracciano, figlia di Cosimo I granduca di Toscana. Una dedica che costituisce una rivendicazione sulle potenzialità espressive e musicali femminili così afferma: «Il vano error de gl’huomini, che gli alti doni dell’intelletto tanto si credono patroni, che par loro, ch’alle Donne non possono medesimamente esser comuni».
Massimo Lonardi, ormai attivo sulle scene musicali da più di un ventennio, coglie, mediante l’interpretazione, la compostezza e l’equilibrio tipici del Rinascimento; la cristallinità del tocco sul liuto, unita alla personale interpretazione, risalta in particolar modo nell’esecuzione dei ricercari, di Vincenzo Capirola o di Francesco da Milano, sul quale ha fatto uno studio intenso e profondo. La vocalità di Renata Fusco spazia con incisività e dolcezza tra i madrigali e le villanelle, come possiamo ascoltare nella villanella Tu sai che la cornacchia, in cui si crea un connubio intimo e viscerale tra musica e canto; ne La turturella, di Giacomo Gorzanis, la leggiadria dell’introduzione liutistica è ripresa con altrettanta delicatezza dalla voce, che esprime la mesta solitudine dell’animale che ha perso la compagna.
Il lavoro Animali in Musica nel Rinascimento fa parte di un percorso di ricerca nell’ambito della musica e della vita di Leonardo da Vinci, come possiamo vedere da un precedente lavoro curato sempre da Massimo Lonardi e Renata Fusco intitolato La musica a Milano all’epoca di Leonardo da Vinci: la figurazione delle cose invisibili, che presenta la soluzione di tre rebus musicali, contenuti nei fogli della Collezione Windsor, lasciati proprio da Leonardo da Vinci. In questi divertissement lo scienziato e artista, alla corte di Ludovico il Moro, combinando la notazione musicale con il nome delle note, nascondeva brevi frasi o motti che potevano essere cantati e accompagnati da strumenti musicali.
La musica, gli scritti, le favole e gli aneddoti contenuti in questi lavori ampliano la figura già importante di Leonardo da Vinci, dando luce ad aspetti forse meno importanti, ma utili per una maggiore comprensione del desiderio di abbracciare ogni aspetto dello scibile umano. Ma per chi ascolta ora queste sonorità, l’effetto è di intuire e assaporare la straordinarietà di un’epoca in cui sono state prodotte opere artistiche la cui bellezza e comprensione travalicano l’ordine spazio-temporale, rimanendo ancora oggi vive e presenti.

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ANIMALI IN MUSICA NEL RINASCIMENTO

Claudio Zonta

Scrittore de La Civiltà Cattolica.


2 Marzo 2013

Quaderno 3905

  • pag. 527
  • Anno 2013
  • Volume I

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