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In questo libro, frutto della sua ricerca dottorale, l’A. mette a fuoco il significato e le potenzialità del confronto tra le testimonianze, intellettuali ed esistenziali, di due protagonisti di un «nuovo pensare»: il filosofo ebreo Franz Rosenzweig (1886-1929) e il teologo e filosofo cattolico Klaus Hemmerle (1929-94).
Innanzitutto viene preso in considerazione il metodo: nel percorso di questi due pensatori si riconosce un metodo al confine tra fenomenologia ed esperienza dialogica in atto fra uomo, mondo e Dio, «in quel dialogo esistenziale che si dà e accade nel tempo e nella relazione tra prossimi, fondando la comunità del Noi e compiendo l’intenzionalità del pensiero verso l’Uno» (p. 57).
L’A. passa poi ad analizzare il pensiero dei due filosofi. Nel Libriccino dell’intelletto sano e malato e nel successivo Il nuovo pensiero Rosenzweig traccia il «manifesto» della filosofia esperiente, del nuovo pensare che si manifesta fondamentalmente nel bisogno dell’altro e del tempo, filone principale e chiave ermeneutica della filosofia del Novecento fino ai nostri giorni. E la domanda che guida il nuovo approccio non è più «che cosa», ma «come»: domanda che mette in luce l’accadere del tempo e della relazione.
Rosenzweig decostruisce e pone in luce i punti deboli della precedente tradizione speculativa idealistica: la filosofia del Tutto, un sistema puramente logico, che non ha voluto prendere in considerazione la finitezza dell’individuo.
Abbandonando la conoscenza atemporale e onnicomprensiva all’interno dell’Uno-Tutto del concetto, si giunge al mondo della realtà esperita, dei tre fenomeni originari: Dio, mondo, uomo, da cogliere nella loro connessione reciproca. Rosenzweig introduce le categorie di «creazione», «rivelazione» e «redenzione» come chiavi di lettura per interpretare il rapporto autentico che si instaura tra Dio, il mondo e l’uomo: il legame che connette Dio al mondo è la creazione; quello che connette Dio all’uomo è la rivelazione; e quello che connette il mondo all’uomo è la redenzione.
Il pensiero di Rosenzweig è un pensiero della relazione e dell’evento sempre incarnato nella storia. L’uomo è aperto al rapporto con gli altri, alla dimensione della responsabilità e all’etica. La morale è la risposta che ciascun uomo, nel proprio specifico spazio-tempo, deve offrire alla parola, che è rivolta a lui e che è sempre una chiamata di amore nella comunità.
La seconda parte del libro è dedicata a Klaus Hemmerle, il cui metodo è vicino a quello di Rosenzweig. La domanda fondamentale che caratterizza il suo pensiero è quella sull’«unità». Tutto l’essere, tutto l’accadere nella sua struttura si dischiude a partire dal mistero del Dio trinitario, che ci è stato rivelato nella fede: mistero che si chiama «amore». La nuova ontologia si sviluppa proprio da questa fenomenologia dell’amore, che si concretizza nei suoi massimi livelli lì dove Dio dona se stesso: nell’Incarnazione del suo Figlio.
Il punto più alto di un’ontologia trinitaria, allora, è la kenosi del Figlio, fino alla croce. Questa è l’esperienza fondamentale, da cui scaturisce un’ontologia trinitaria e l’espressione «che tutti siano uno», che è lo scopo e la perfezione della nuova ontologia. In «Gesù abbandonato» Dio si fa nulla e assume tutto ciò che è nulla per trasformarlo in sé, in amore, in essere.
MARIA BENEDETTA CURI
Pensare dall’unità. Franz Rosenzweig e Klaus Hemmerle
Roma, Città Nuova, 2017, 408, € 38,00.