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Come si distingue la buona governance? Quali princìpi orientano il Consiglio di amministrazione (CdA)? Quali sono i requisiti di un CdA all’altezza delle sfide attuali? Questo libro affronta il tema della relazione tra governo societario e meritocrazia nel panorama industriale italiano, tra visione strategica e meccanismi necessari per rendere un CdA efficace nel promuovere una cultura aziendale del merito. Cerca di dare tutte le risposte attraverso voci autorevoli di professionisti, imprenditori e manager che fanno parte del tessuto economico italiano, costituito in gran parte da aziende familiari.
Va innanzitutto ricordato che il libro è nato da un’iniziativa del Forum della Meritocrazia, un’associazione no profit fondata nel 2011 per fare dell’Italia, come ricorda nell’Introduzione la curatrice del volume, Silvia Stefini, «una comunità meritocratica in cui i valori del merito distinguibili nell’eguaglianza delle opportunità e nel riconoscimento dei meriti individuali siano pienamente condivisi e praticati».
La volontà di perseguire uno scopo, il coraggio di separare gli obiettivi della proprietà da quelli dell’azienda, la managerializzazione, la raccolta di capitali, il modello B-Corp, l’attrattività dei talenti, la sostenibilità integrata nell’operatività emergono come fattori vincenti del CdA.
Il volume risulta interessante non solo per i risultati tangibili dell’indagine svolta, ma soprattutto perché traccia un cammino virtuoso per il tessuto imprenditoriale italiano, indispensabile sia per favorire il miglioramento delle condizioni socioeconomiche italiane, sia per accrescere il grado di capacità attrattiva complessiva del Paese per gli investimenti e i talenti professionali provenienti da realtà estere.
Nella Prefazione, Roger Abravanel, presidente onorario del Forum della Meritocrazia, collega il tema della meritocrazia nella governance societaria con un’analisi del sistema imprenditoriale italiano, individuandone la principale fragilità nell’aspetto dimensionale e nella conseguente necessità del suo accrescimento per operare un decisivo salto di qualità.
La Postfazione è di Maria Cristina Origlia, presidente del Forum della Meritocrazia, il cui schierarsi a favore di una visione ecologica dell’impresa, basata su princìpi meritocratici, trova concretezza in due snodi cruciali: l’applicazione su ampia scala di un indicatore scientifico, il «meritometro», ideato dal 2015 dal Forum in collaborazione con il Laboratorio di Statistica dell’Università Cattolica di Milano, per misurare il livello meritocratico di 12 Paesi europei; e la necessità di creare un’«agenda per il merito», dotata di risorse per i correlati investimenti in formazione e accompagnata da coerenti politiche redistributive della ricchezza, da una giustizia civile efficiente e dall’applicazione di criteri meritocratici nella Pubblica Amministrazione.
Il filo conduttore dei contributi del volume è individuabile nella complessità della relazione tra scelte di governo societario e meritocrazia, con puntuale riferimento al panorama industriale del nostro Paese, caratterizzato dalla prevalente presenza di piccole e medie imprese, espressione autentica del capitalismo familiare.
La prima parte del volume è dedicata a un’attenta ricognizione del contesto in cui calare i temi della cultura meritocratica e le relative problematiche, presentando i contributi di Sandro Catani, Patrizia Giangualano, Ernesto Lanzillo e Silvana Perfetti, utili a fare chiarezza sugli aspetti più sensibili della governance societaria.
La seconda parte accoglie testimonianze imprenditoriali significative: da quella di Enrico Falck alle altre raccolte da Laura Zanfrini, che descrivono tre realtà societarie fortemente orientate all’innovazione. Completano questa parte le pagine di Marta Testi dedicate all’attività di Elite, società del Gruppo Euronext, che connette le imprese a diverse fonti di capitale per accelerarne la crescita.
In definitiva, le spinte verso una governance sempre più forte ed efficace sono molteplici e hanno un impatto su tutte le aziende, quotate e non quotate, piccole e grandi. I benefici sono accessibili a tutti, non solo in termini reputazionali, ma soprattutto di posizionamento nel lungo periodo.