Come è possibile un incontro tra cristiani e musulmani? Questa è forse una delle questioni più discusse già da molti anni. È sempre favorita da circostanze concrete: per esempio, dal fatto che nei Paesi arabi i soldati americani ed europei sono stati considerati gli eredi dei crociati, e che, viceversa, nei Paesi dell’Europa occidentale e settentrionale i giovani musulmani sono stati visti come maschilisti e violenti. In altri termini, in entrambi i casi l’altro viene percepito come un corpo estraneo portatore di violenza e di conflitto. Basti pensare, per quanto riguarda il 2023, al dibattito sul rogo del Corano in Svezia e alla violenza nelle piscine all’aperto a Berlino; e di esempi del genere se ne potrebbero citare a iosa.
Edward Said (1935-2003), teorico letterario statunitense di origine palestinese, nel suo libro Orientalismo (1978), divenuto ormai un classico, fa notare, da una prospettiva non occidentale, che questo incontro conflittuale e complesso era avvenuto già da molto tempo, ma si intensificò soprattutto intorno al 1800 e diede origine a un grande interesse occidentale per l’Oriente[1]. Anche se Said in questo caso pensa in particolare alla Francia, alla Gran Bretagna e agli Usa, senza l’incontro tra Occidente e Oriente non si può comprendere nemmeno la storia russa dopo il 1800. Un ruolo particolare qui lo svolse il Caucaso, per il quale si combatté dal 1817 al 1864, fino alla sua completa sottomissione da parte dell’esercito russo[2]. Perciò, più che di un incontro tra Oriente e Occidente, in questo caso si è trattato di un incontro tra Nord e Sud. Questi combattimenti hanno influenzato anche la letteratura russa, per esempio l’opera di Aleksandr Puškin (1799-1837) o di Michail Lermontov (1814-41), che fu impegnato in quella guerra come ufficiale.
Lev Tolstoj (1828-1910) si riferì spesso a tale periodo. Anche lui partecipò ai combattimenti e scrisse racconti estremamente critici su quell’epoca, come ad esempio L’incursione (1853), Il taglio del bosco (1855) o I cosacchi (1863). Queste esperienze ebbero un ruolo importante nel momento in cui si verificò ciò che il Mahatma Gandhi, nel suo necrologio di Tolstoj del 1910, trovò particolarmente degno di nota, ossia la trasformazione del valoroso ufficiale in pacifista[3].
Tuttavia il racconto di Tolstoj Chadži-Murat mostra che, anche negli ultimi anni della sua vita, il conte Tolstoj non era impegnato in un pacifismo assoluto, ma univa la ricerca della pace al rispetto degli interessi naturali dei popoli, soprattutto di
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