I Paesi arabi e la guerra tra Hamas e Israele
Qual è la posizione dei Paesi arabi, o meglio islamici, che per decenni hanno appoggiato – a volte strumentalmente – la causa palestinese, sull’attuale conflitto tra lo Stato di Israele e Hamas? Sebbene in un vertice di qualche settimana fa sia stato votato a grande maggioranza un comunicato ufficiale di condanna dell’invasione israeliana, di fatto le posizioni delle grandi potenze arabe, soprattutto su come risolvere le difficili situazioni del dopoguerra, sono tutt’altro che convergenti.
Per discutere le questioni sollevate dal conflitto, l’11 novembre scorso si è riunito a Riad il summit della Lega araba e dell’Organizzazione per la cooperazione islamica. È stato un evento significativo, che ha portato a piena luce le convergenze, e soprattutto le divergenze o, come vengono chiamate, le linee di faglia esistenti tra i principali Paesi islamici sulla guerra tra Hamas e lo Stato di Israele e sulle prospettive future per la rinascita della Striscia di Gaza. «L’assalto di terra» da parte dell’esercito israeliano ha già causato la morte di più di 17.000 palestinesi, molti dei quali bambini, creando problemi umanitari di non facile soluzione. Si pensi, per esempio, ai feriti e agli sfollati, fra cui molti malati gravi allontanati dagli ospedali.
Il vertice era stato convocato d’urgenza dal principe saudita Mohammad bin Salman per discutere la crisi di Gaza. Il comunicato congiunto, votato da 55 Paesi[1], è stato il risultato di una lunga trattativa: in esso si chiedeva a Israele – e agli Usa – un immediato cessate il fuoco, l’embargo sulle esportazioni di armi e di munizioni a vantaggio dello Stato israeliano, nonché la fine del blocco imposto sulla Striscia per far entrare aiuti umanitari, oltremodo necessari in questo momento[2]. Il comunicato ha condannato con forza l’invasione israeliana, senza però prendere in considerazione le atrocità compiute dai miliziani di Hamas nei confronti degli israeliani il 7 ottobre, e ha chiesto l’intervento della Corte internazionale per indagare sui crimini di guerra attuati dall’esercito israeliano. Inoltre si è richiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di adottare una risoluzione vincolante per fermare l’attacco, partendo dal presupposto che la guerra contro Gaza non può essere definita, sul piano del diritto, «un atto di legittima autodifesa».
Il comunicato congiunto ha mediato tra posizioni alquanto diverse[3]. Un gruppo di 11 Paesi, guidato dall’Algeria, dietro alla quale si nascondeva l’Iran, aveva chiesto, nei confronti di Israele, sanzioni
Contenuto riservato agli abbonati
Vuoi continuare a leggere questo contenuto?
Clicca quioppure
Acquista il quaderno cartaceoAbbonati
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato a La Civiltà Cattolica. Scegli subito tra i nostri abbonamenti quello che fa al caso tuo.
Scegli l'abbonamento