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Il mondo appare travolto da una commistione di eventi nuovi e di altri in qualche modo già visti, a una velocità però mai osservata, né governata prima. La sensazione, soprattutto per chi viaggia da passeggero su questo treno in corsa, è che la trasformazione sia più subita che accompagnata.
Sono le «svolte brusche» della storia, come le definiva Karl Mannheim (1893-1947), ungherese per nascita, tedesco per formazione culturale, che può essere considerato il primo grande sociologo europeo. La sua vita e i suoi studi hanno coinciso con tutti i grandi eventi drammatici e le crisi dei Paesi europei di quello che è stato chiamato il «secolo breve».
Un saggio di Andrea Casavecchia – che insegna Sociologia dei processi culturali e della religione all’Università degli studi Roma Tre – esamina gran parte della produzione scientifica del grande sociologo, presupponendo molte similitudini tra l’epoca di Mannheim e le «svolte brusche» di quella attuale, accanto agli elementi specifici di questo tempo: la fragilità delle relazioni, la frattura della routine e delle abitudini, la proposta di un liberismo aggressivo, l’indebolimento della responsabilità di sentirsi partecipi dell’organizzazione sociale, lo smarrimento provocato dall’individualizzazione, l’erosione della coesione sociale, l’interazione tra innovazione e organizzazione sociale.
Come spiega Carmelina Canta nella Presentazione al volume, il Leitmotiv della riflessione di Casavecchia, alimentata dalle intuizioni di Mannheim, è «la costruzione della democrazia, la più affascinante e la più faticosa delle forme di governo». Perché, continua la Canta, «partecipare è difficile» e «sono più semplici e più veloci da realizzare i sistemi totalitari», come aveva compreso il sociologo ungherese.
Oggi la democrazia – che Mannheim riteneva un processo irreversibile, anche se con equilibri precari nei Paesi occidentali, e in particolare in Inghilterra –, di fronte ai mutamenti di questi anni, è a rischio, perché si scopre fragile e sostanzialmente immatura.
Una immaturità che rischia di lasciar emergere modelli di comportamento che contrastano con i princìpi stessi della democrazia. «Occorre evitare – come ha detto il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo messaggio al Parlamento in occasione del suo (secondo) giuramento – che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggiore forza».
In una fase di democrazia immatura si afferma, infatti, il modello di personalità narcisista, influenzato dalla cultura che Mannheim definiva del «rude individualismo», indotto dall’alleanza tra democrazia politica ed economia competitiva, fondata sul profitto e condizionata dalla disuguaglianza. La competizione si sostituisce così alla partecipazione civica e alla cooperazione. Le conseguenze sono ingiuste.
Inoltre, scriveva Mannheim, «quando la società passa sempre più dalla competizione tra uguali alla competizione tra ineguali, allora vengono aumentate le chances che il potente e il ricco fagocitino i loro più deboli concorrenti nella lotta mortale del mercato».
L’autore analizza dunque condizioni e conseguenze di tale immaturità, approfondendo e cercando di sintetizzare le risposte ad almeno tre domande: come sta cambiando il processo di democratizzazione? L’educazione può essere uno strumento per promuovere una cittadinanza attiva? Ci sono soggetti più pronti ad affrontare il cambiamento, e quali sono?
Casavecchia descrive la «terza via», che emerge nel pensiero di Mannheim, per preservare la democrazia dalle sue due possibili degenerazioni: quella del «rude liberismo» e quella dei «totalitarismi».
Ciò richiede, ascoltando i suggerimenti del sociologo ungherese, innanzitutto la promozione di un comportamento e di personalità democratiche; poi l’investimento in una società educante che sappia indirizzare verso tali comportamenti e formare tali personalità; e infine la ricerca di soggetti sociali capaci di intercettare la novità delle trasformazioni. In particolare, oltre al ruolo fisiologico delle nuove generazioni, si tratteggia una sorta di profilo «riformato» del ruolo dell’intellettuale.
ANDREA CASAVECCHIA
Karl Mannheim e le trasformazioni sociali del nostro tempo
Roma, Carocci, 2022, 110, € 15,00.