Tra i frati minori «che si distinsero per scienza e che scrissero di Sacra Teologia, spiegandola e commentandola, e spiegando le difficoltà dei libri delle Sentenze, frate Giovanni Scoto, detto doctor subtilis, dapprima lesse le Sentenze ad Oxford, poi insegnò nello Studium di Parigi, dove ricevette il titolo e fu famosissimo dottore. Qui scrisse di teologia in modo eccellente, in particolare sui quattro libri, che lui stesso rivide; fece anche dei Quodlibeta; pubblicò diversi trattati». Così si esprime su Giovanni Duns Scoto (1265/66-1308) fra Bartolomeo da Rinonico (Bartholomaeus Pisanus) nella sua opera De conformitate Vitae B. P. Francisci ad Vitam Domini Nostri Jesu Christi (1382), con la quale si riproponeva di narrare vite e figure illustri dell’Ordine francescano nei primi secoli della sua esistenza.
Oltre a essere un fine teologo e uno stimato filosofo, Duns Scoto era conosciuto per la sua speciale devozione verso la Vergine Maria, e non a caso si batté in famose dispute per sostenere con vigore la dottrina dell’Immacolata Concezione. Per questo papa Paolo VI riteneva in definitiva più corretto definirlo «dottore sottile e mariano».
Sull’autenticità e integrità di molte opere pervenute sotto il nome di Giovanni Duns Scoto si sono registrate numerose controversie tra gli studiosi, e sono stati sollevati differenti giudizi critici; tuttavia il lavoro svolto dalla Commissio Scotistica Internationalis (attiva sotto varie vesti dal 1927) ci sta restituendo importanti testi critici, primo fra tutti il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, noto anche come Ordinatio o Opus oxoniense.
A cura dello storico della filosofia medievale Francesco Fiorentino è stato pubblicato il Prologo dell’«Ordinatio» di Giovanni Duns Scoto, preceduto da una corposa introduzione, che da sola costituisce un saggio sulla storia del testo e sui suoi principali contenuti, nonché sui suoi riflessi posteriori, ai quali si deve il fenomeno dello «scotismo». L’opera è presentata nel testo originale con traduzione italiana a fronte e con un esteso apparato di note, mentre particolarmente utili risultano la bibliografia e gli indici finali.
Nel Prologo Duns Scoto, applicando il metodo delle quaestiones, mette a fuoco pressoché tutti i temi centrali della sua speculazione (il rapporto fra teologia e filosofia, il carattere scientifico-pratico del sapere teologico, la conoscibilità di Dio ecc.), con l’intento di rendere chiaro il suo pensiero in un’epoca segnata da continui confronti-scontri con altri filoni filosofico-teologici influenzati dalla filosofia aristotelica e dai suoi interpreti arabi (primi fra tutti Avicenna e Averroè).
La teologia, intesa come scienza pratica, estende i propri confini fino a includere il rapporto tra le cose contingenti e la volontà divina, ma senza dimenticare i limiti della ragione umana, che impongono una subordinazione radicale della conoscenza teologica all’adesione per fede ai contenuti della rivelazione scritturale. Soltanto il riconoscimento della dimensione soprannaturale del sapere consente infatti di superare l’insufficienza costitutiva delle argomentazioni razionali, facendo scorgere anche la possibilità di un accesso al divino tramite una visione estatica del vero, che per Duns Scoto costituisce uno dei massimi gradi di certezza possibile.
Perciò il doctor subtilis ai suoi allievi consigliava sempre tre cose: un corretto uso della ragione naturale e della volontà; uno studio attento delle Sacre Scritture; un raccoglimento costante e intenso nella preghiera. Questo modo di affrontare il rapporto tra fede e ragione e, in particolare, l’idea della teologia come «scienza pratica» hanno conosciuto alterne fortune; tuttavia Duns Scoto non ha mai cessato di influenzare il pensiero teologico e filosofico fino ai giorni nostri.
FRANCESCO FIORENTINO
Il Prologo all’«Ordinatio» di Giovanni Duns Scoto
Roma, Città Nuova, 2016, 552, € 32,00.