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Il figlio di Pietro Bernardone fu battezzato col nome di Giovanni, e solo in seguito, per onorare la Francia con la quale aveva ottimi rapporti di vendita e di lucro, il padre lo chiamò Francesco. Da giovane aspirava alla gloria cavalleresca e partecipò a imprese guerriere, al seguito di condottieri. Ma una volta fu fatto prigioniero a Perugia e si ammalò gravemente. In sogno vide allora la linea del suo destino che lo riportava in Assisi. Lì, davanti al vescovo e ai genitori, dichiarò che avrebbe impalmato una sposa superiore a tutte per bellezza e sapienza, madonna Povertà.
Si era convertito e avrebbe seguito i cammini di Cristo, che è «la via, la verità e la vita». Una conversione che richiama quella di Paolo di Tarso, folgorato sulla via di Damasco. Francesco, nella descrizione che ne dà il coevo biografo Tommaso da Celano, era «mediocre di statura, piuttosto piccolo; viso un po’ oblungo e proteso; occhi normali, neri e semplici; capelli scuri; lingua mite, bruciante e acuta; voce veemente, dolce, chiara e sonora; barba nera e rada».
Per avvertito comando di Gesù, iniziò una vita di predicazione tra i poveri e gli umili. Le sue stupefacenti, persuasive parole, cariche di fuoco evangelico, rinnovarono profondamente la spiritualità cristiana nel XIII secolo. Con il suo esempio attirò diversi compagni, per costituire una fraternitas animata dallo spirito evangelico; e in seguito anche Chiara d’Assisi, innamorata del progetto francescano, rinunciò ai beni di questa terra e raccolse attorno a sé una famiglia di donne votate alla carità cristiana, che nell’insieme si chiamarono Clarisse.
Nel 1219, Francesco partì per la Siria, come missionario tra gli infedeli che non conoscevano Cristo. Viaggiando, predicò in Spagna, Marocco, Egitto, Palestina. Riapprodato in Italia, un giorno si sentì spinto a salire sul Monte della Verna, e là visse il suo dramma interiore. Il lascito delle sue scritture annovera Il cantico delle creature e il Testamento spirituale. Francesco visse così in povertà vent’anni. Morì la sera di sabato 3 ottobre 1226, nella cappella della Porziuncola, dove fu in seguito costruita la chiesa di Santa Maria degli Angeli. Fu sepolto l’indomani. Il papa Gregorio IX lo canonizzò il 16 luglio 1228.
Il palinsesto fondativo delle vicende francescane è alla base del volume che presentiamo, curato da Marina Benedetti e Tomaso Subini, professori rispettivamente di Storia del cristianesimo e di Storia e critica del cinema all’Università degli Studi di Milano. Si tratta di una ricognizione tematicamente aggiornata e completa, condotta sui tre risvolti leggibili nella figura dell’Assisiate.
Il lavoro è articolato in 22 sapidi capitoli, dei quali qui non si possono dare che riscontri occasionali su argomenti nodali. Per esempio, è strano che appaia la numismatica, con monete d’oro sulle quali è impressa l’immagine di Francesco che riceve le Stimmate, datate «Mirandola 1524». Eppure, il Poverello non aveva mai desiderato e cercato l’oro.
E vi è ben altro, compaginato nei capitoli. A cominciare da Mussolini che istituisce grotteschi parallelismi tra la sua figura e quella di Francesco. Il Duce italiano andrà a conquistare l’Etiopia per diventare imperatore al cospetto del mondo, laddove Francesco era andato a predicare il Vangelo in terre di fede musulmana.
La rassegna si estende poi alle arti figurative, alla cinematografia, alla musica che le dà coloritura. E noi vediamo gli affreschi di Giotto, restaurati, sulle pareti della Cappella degli Scrovegni, a Padova. Ancora di Giotto è la narrazione pittorica a fresco della vita di Francesco nella Basilica superiore di Assisi. Il cinema italiano ha nobilmente interpretato in pellicola la santità di Francesco e di Chiara: lo attesta il film di Franco Zeffirelli Fratello sole, sorella luna, del 1972.
Per concludere, possiamo affermare che davvero la ben istruita ricerca ha disegnato le tracce promesse nel sottotitolo: storia, arte, mito.
Francesco da Assisi. Storia, arte, mito
a cura di MARINA BENEDETTI – TOMASO SUBINI
Roma, Carocci, 2019, 376, € 31,00.