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Il volume che presentiamo è il frutto non solo di lunghi anni di studio nell’ambito del Diritto civile e di quello canonico da parte dell’autore, ma anche e soprattutto dell’ormai sua lunga esperienza nell’ambito della formazione religiosa iniziale in qualità prima di formatore dei frati studenti e attualmente dei novizi domenicani in Italia.
Senza dubbio l’argomento trattato riveste un’importanza tutta particolare, soprattutto nell’attuale contesto di crisi valoriale che segna coloro che oggi sentono la chiamata alla vita consacrata, qui presa puntualmente in esame in riferimento al carisma dei domenicani. Realtà che sfida l’istituzione a darsi delle norme, proprio a salvaguardia di ciò che di più prezioso possa esserci: l’accogliere e, in particolare, il coltivare con la formazione il dono della vocazione religiosa.
L’autore sviluppa il suo studio in tre capitoli, strutturati in modo logico. Nel primo presenta la formazione del chierico nel magistero e nella legislazione della Chiesa cattolica, con riferimenti alla Chiesa latina e alle Chiese orientali. Nei due capitoli successivi analizza la legislazione propria dei domenicani riguardo alla formazione iniziale, alla luce della storia (cap. II) e della normativa vigente (cap. III), soprattutto dei frati chierici. In questa legislazione emerge un’attenzione specifica per l’integralità della formazione, che si concretizza nel fare una cosa sola delle dimensioni intellettuali e spirituali, realizzando così il carisma domenicano, sapientemente riassunto da san Tommaso d’Aquino nel contemplari et contemplata aliis tradere (Sum. Theol., II-II, q. 188, a. 6). Nell’ultimo capitolo, l’autore analizza, con metodo sistematico-esegetico, le Costituzioni dell’Ordine domenicano, contestualizzandole in un orizzonte molto più ampio (la vocazione) e a diversi livelli giuridici (diritto universale, particolare e proprio).
Ma anche le norme giuridiche più giuste saranno inutili senza le persone che ci credono e si sforzano di realizzarle. Nell’ambito della formazione, ciò richiede che si abbiano buoni e preparati formatori. Questo è l’«investimento» coraggioso che la Chiesa deve fare oggi, seguendo la pedagogia di Cristo, che ha riunito attorno a sé pochi discepoli per istruirli e inviarli a tutte le genti (cfr Mc 16,15). Senza idonei formatori ogni istituzione educativa non realizzerà mai i propri obiettivi.
In questo contesto, un altro aspetto delicato è il «clima» che deve caratterizzare la formazione iniziale, che dovrà essere necessariamente personale e non anonima. L’atmosfera non dovrà mai essere quella di una caserma, dove si dà la precedenza all’«apparire» come il responsabile vuole, quindi al far credere ciò che non si è, ma piuttosto quella del comune discernimento, contrassegnato dalla ricerca onesta nei confronti di se stessi, della Chiesa e di Dio.
Questo aspetto, soprattutto oggi, dev’essere profondamente ripensato. Occorre creare nella formazione un clima in cui la cosa più importante non è realizzare un proprio progetto, ma verificare se Dio chiama e aiutare il formando a rispondere con cuore indiviso (cfr 1 Cor 7,33-34). In modo particolare la formazione iniziale dovrebbe essere, pena l’infedeltà alla vocazione ricevuta, un’iniziazione a vivere quanto Gesù propose ai Dodici: «perché stessero con lui» (Mc 3,14); tutto il resto viene dopo.
DANIELE DRAGO
Diritto di formarsi e formarsi nel diritto
Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 2019, 416, € 25,00.