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Questo volume è il tentativo ben riuscito, da parte del presbitero Marco Torraca, di delineare lo sviluppo dell’incontro tra la Chiesa cattolica e le altre confessioni cristiane e le diverse tradizioni religiose mondiali a partire dal Concilio Vaticano II fino ai giorni nostri. Il libro non ha paura di mostrare come, nelle tappe di questo dialogo, all’interno della stessa Chiesa cattolica sia scaturita una resistenza alle nuove aperture. Questa, però, non ha impedito, secondo l’A., significative istanze di integrazione, cooperazione e convivenza pacifica per i popoli.
L’opera si sviluppa in sette capitoli. L’A. analizza innanzitutto la teologia del Novecento con le sue preoccupazioni apologetiche e soteriologiche, mostrando le posizioni di un mondo di cui si fa fatica ad avere memoria: «L’atteggiamento della chiesa cattolica [preconciliare] verso lo stesso movimento ecumenico […] fu dapprima di incompatibilità in quanto persisteva in essa l’intoccabile qualifica di “Chiesa Madre”, che concepiva l’ecumenismo soltanto come “ritorno” dei figli che si erano allontanati» (p. 249). L’interesse per l’apertura è da inquadrare in un generale cambiamento sociale del tempo, dovuto alla scoperta di nuovi mondi e all’affermarsi dell’indifferentismo religioso.
Torraca vede il momento di svolta proprio nel Concilio, e ripropone a tema il travagliato cammino che portò alla stesura della Nostra aetate, partendo dalle intuizioni di san Giovanni XXIII, e includendo le successive difficoltà di ricezione delle nuove istanze di libertà religiosa ed ecumenismo nella Chiesa cattolica.
Tappa essenziale del cammino tra confessioni e religioni è stato poi l’Incontro interreligioso tenutosi il 27 ottobre 1986 ad Assisi. L’A. sottolinea i motivi che portarono san Giovanni Paolo II a convocare i rappresentanti delle confessioni cristiane e delle religioni mondiali, volendo sottolineare l’importanza della preghiera come strumento per invocare la pace (contro ogni sincretismo, contro ogni «guerra fredda»). Questo Incontro si dimostrò unico nel suo genere, ma anche «prototipo ripetibile», tanto che la sua eredità fu raccolta dalla Comunità di sant’Egidio e dal Movimento dei Focolarini, che annualmente hanno riproposto «lo spirito di Assisi» in tanti altri eventi e località mondiali.
Torraca ripercorre puntualmente tutti gli incontri e non disdegna di soffermarsi sulla teologia ratzingeriana, in merito al combattere «la dittatura del relativismo», mostrando anche la continuità magisteriale tra la Dominus Iesus, la lectio magistralis di Ratisbona e l’insegnamento del Concilio Vaticano II.
Un successivo capitolo è dedicato al pontificato di Bergoglio, definito «profeta» senza frontiere, e al concetto di «fratellanza umana», con particolare riferimento al documento di Abu-Dhabi e all’enciclica Fratelli tutti. Sulla scia bergogliana, si prospettano alcune linee per una «cultura» e una «teologia dell’incontro», che sappiano prendere in giusta considerazione i fenomeni migratori nelle coste mediterranee e il ritorno della guerra in Europa, mettendo al centro la valenza cristiana dell’accoglienza.
In sintesi, il libro ha il merito di proporre i guadagni nel cammino storico intrapreso dalla Chiesa cattolica riguardo al dialogo ecumenico e interreligioso, senza nascondere le differenti prospettive esterne con cui la Chiesa si è confrontata, come pure quelle interne che l’hanno animata. Ne deriva il vero orientamento che va intrapreso nei vari dialoghi – prospettato anche in Evangelii gaudium, nn. 226-228 – in cui l’unità prevale sul conflitto. Quest’ultimo non deve essere ignorato o trascurato, ma nemmeno assolutizzato. Non si tratta di creare finte convergenze, e nemmeno di forzare e piegare quelle presenti, ma di armonizzare le varie parti, accettando «di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo», così da realizzare la tanto desiderata «comunione nelle differenze».