Giovedì 31 agosto 2023, alle 18,30 papa Francesco con il seguito e i giornalisti accreditati è decollato dall’aeroporto di Fiumicino alla volta dell’aeroporto internazionale Chinggis Khan di Ulaanbaatar, dove è atterrato alle 10,00 del giorno successivo. Il Papa è stato accolto dal Ministro degli Esteri, e una giovane donna gli ha offerto una coppa con il tipico yoghurt secco. Dopo la Guardia d’onore e il saluto delle delegazioni, il Papa e il Presidente, con due auto separate, hanno raggiunto la Vip Lounge per un breve colloquio. Quindi Francesco si è recato alla Prefettura apostolica, che si trova a sud della città. Così è iniziato il 43° viaggio apostolico di Francesco.
La Mongolia attuale
Quale Paese ha incontrato il Pontefice? La Mongolia è erede dell’Impero mongolo, il più vasto impero terrestre della storia umana, fondato nel 1206 dal celebre condottiero Chinggis Khan, che aveva unificato le tribù mongole e turche delle steppe asiatiche tra la Cina e la Russia. Oggi comprende il territorio della Mongolia esterna, mentre quella detta «interna» è una Regione autonoma della Repubblica popolare cinese. Il Paese è stato una provincia cinese tra il XVII secolo e il 1921, quando conquistò definitivamente l’indipendenza con l’aiuto dell’Unione Sovietica. Nel 1924 fu approvata una Costituzione ispirata a quella sovietica e fu proclamata la Repubblica popolare mongola. Nel 1928 il nuovo governo abolì la struttura sociale di tipo feudale, dominata fino ad allora dai monaci lamaisti – la corrente tibetana del buddismo –, avviando una campagna antireligiosa e introducendo un piano di radicale collettivizzazione.
Nella seconda metà degli anni Ottanta fu avviato un processo di liberalizzazione del Paese sul modello delle riforme introdotte da Michail Gorbačëv in Unione Sovietica. Nel mutato scenario internazionale seguito al crollo dei regimi comunisti in Europa Orientale nel 1989, tale processo pose le premesse per la transizione del Paese verso la democrazia, il cui punto di svolta furono alcune manifestazioni di massa nell’inverno del 1990. In quell’anno furono legalizzati i partiti di opposizione, e fu creato un organo legislativo permanente e istituita la carica di Presidente.
Il Paese mantiene stretti legami con la Cina, ora basati sul «Trattato di amicizia e cooperazione» del 1994. Parallelamente, nel 2000 Russia e Mongolia hanno siglato la «Dichiarazione di Ulaanbaatar», rilanciando la cooperazione. La Mongolia ha però cominciato ad assumere una politica estera autonoma, aderendo al Movimento dei non allineati, perseguendo una maggiore partecipazione alle Nazioni Unite e ai fori di cooperazione multilaterale. Per
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